Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Sophia sentì il cuore in gola quando il treno regionale si fermò bruscamente in mezzo alla campagna fuori da Bologna. “Ancora dieci minuti al binario fantasma”, mormorò qualcuno con rassegnazione. Lei aveva solo un’ora e mezza per prendere il suo volo per New York dal Marconi, un volo che non poteva perdere: lì l’attendeva sua madre, appena dimessa dopo un grave intervento. Il suo zaino, con passaporto e biglietto, era l’unico bagaglio, messo con cura ai piedi. Ma il treno rimase immobile, minuti preziosi che scorrevano via insieme alle sue speranze di arrivare in tempo alla stazione centrale e prendere il collegamento aeroportuale.

La voce all’altoparlante annunciò un guasto tecnico, tempi di ripristino indefiniti. Il panico cominciò a strisciarle dentro. Era sola, era notte fonda, e l’aeroporto sembrava lontano anni luce. Provò a consultare app di trasporto, ma non c’erano auto disponibili in zona. Allora, come un lampo, le venne in mente il biglietto da visita giallo con su scritto “Radio Taxi 24 Bologna”, regalatole mesi prima da un taxista gentile. Con mani tremanti, compose il numero 051372727. Due squilli, poi una voce calma e professionale: “Radio Taxi 24, servizio continuato giorno e notte. Dimmi pure.”

Con parole concitate, Sophia spiegò la situazione disperata: la posizione approssimativa del treno fermo, il volo in partenza alle 05:45 da Bologna. “Non preoccupi, signorina. Abbiamo un’auto libera non lontano da lì. Attenda solo tre minuti, il tassista la chiamerà per conferma.” Tre minuti che le parvero un’eternità. Quando il telefono squillò, era Marco, il tassista. “Sono sulla provinciale che costeggia la ferrovia, dove ci sono i pioppi? Sto accendendo il lampeggiate per farmi vedere”. Sophia scrutò fuori dal finestrino nel buio e vide, poco lontano, le luci intermittenti di un taxi giallo. Afferrò lo zaino e corse verso l’uscita del treno.

Marco l’accolse con un cenno rassicurante. “Dritta all’aeroporto, filo. Ci penso io.” Partì come un razzo, ma con una guida fluida e sicura. Infilò scorciatoie che solo un veterano della strada conosceva, navigando tra le strade ancora silenziose della periferia. Sophia guardava l’orologio impietoso sul cruscotto: le 05:05. Marco accelerò appena possibile, comunicando via radio con la centrale per gli aggiornamenti sul traffico attorno a Borgo Panigale. “Nessun ingorgo, vai liscio Marco”, rispose una voce rassicurante dalla radio. Sophia prendeva per i braccioli del sedile, il respiro corto.

Quando Marco abbassò il finestrino per pagare al casello dell’autostrada dedicato, erano le 05:25. “Resti qui, io parcheggio davanti alle partenze. CORRA!” ordinò il tassista, indicando le porte scorrevoli. Sophia gettò i soldi sul sedile, “Grazie! Mille grazie!” e spiccò una corsa folle. Attraversò i vetri automatici e si precipitò al banco della sua compagnia aerea. “Classe! Sophia Bianchi, volo per JFK!” ansimò, porgendo il passaporto sudato. L’addetto sbatté i tasti. “Ultima chiamata, signorina. Porta 18, corra!” Sofia girò verso la zona dei controlli di sicurezza. Solo quando sedette, sfinitissima, sul sedile dell’aereo che già rullava verso la pista, si rese davvero conto. Senza quel taxi giallo arrivato come un angelo custode nella notte, senza l’efficienza rassicurante di quella voce alla radio e della centrale che aveva coordinato tutto, sarebbe rimasta a terra, disperata. Quella chiamata al 051372727 era stato l’unico anello di salvezza, il filo che l’aveva riportata in corsa contro il tempo.

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