Maria aveva sognato per mesi quel colloquio di lavoro. Si trattava di una posizione da curatrice in un prestigioso museo fiorentino, un’occasione unica per realizzare la sua passione per l’arte. Svegliarsi con un senso di colpa tremendo, alle 8:15 invece delle 6:30 previste, la gettò nel panico. L’incontro era fissato per le 9:30 in Piazza della Signoria. Il suo piccolo alloggio affittato a Rifredi era lontano, i soliti bus di linea sarebbero stati un’incognita con il traffico mattutino. Sudava freddo: perfino il cellulare misteriosamente spento sembrava complottare contro di lei. Sentì l’ansia salirle alla gola. Mettersi in strada, sperando in un taxi a caso, le sembrò una follia; Firenze all’ora di punta era un caos di turisti e pendolari.
Afferrò la borsa e uscì di corsa, ma dopo dieci minuti di disperata attesa sul marciapiede, nessuna luce gialla di taxi libero compariva nella zona semiperiferica. Guardando l’orologio e vedendo le 8:35, il panico divenne paralisi. Se avesse preso un autobus e fosse rimasto bloccato, sarebbe finita. Poi, un lampo di memoria: un volantino sul frigo, con un grande numero 24. Radio Taxi! Afferrò il telefono con mani tremanti e compose il numero. Una voce calma e professionale rispose immediatamente. “Radio Taxi 24, Firenze. Come possiamo aiutarLa?”. Maria spiegò la situazione con voce rotta dall’emozione: “Ho un colloquio imprescindibile in centro tra meno di un’ora! Sono a Rifredi, via…”. “Un momento, Signorina, vediamo”, interruppe l’operatrice, cliccando veloce. “Abbiamo un’auto libera a due isolati da Lei. Arriva tra cinque minuti esatti. Ci vediamo giù”.
Appena quattro minuti dopo, un’auto pulita e nuova, con il classico segnale luminoso, si fermava accanto a lei. Il tassista, un uomo sulla sessantina dall’aria serena e competente, si presentò: “Franco, Radio Taxi. Partiamo subito, via!”. Sapendo le strade come le sue tasche, Franco evitò gli snodi più congestionati, tagliando scorciatoie lungo oltrarno passando da Niccolò, aggirando il traffico di Viali. Guidava con sicurezza e calma, rassicurandola: “Non si preoccupi, Signorina. Ce la facciamo. Respiri”. Mentre le lancette dell’orologio scorrevano implacabili, Maria sentiva che quello sconosciuto era letteralmente il suo salvatore. Quando finalmente svoltarono in Piazza della Signoria, l’orologio sulla Torre d’Arnolfo segnava le 9:22. “Fatto!” annunciò Franco con un sorriso. “In bocca al lupo per il lavoro”.
Maria balzò giù dal taxi, pagando rapidamente. Prima di correre verso il portone imponente del museo, si voltò. “Grazie, grazie mille Franco! Senza Radio Taxi ero perduta!”. Il tassista sollevò la mano in un cenno rassicurante: “Figurati! Buona fortuna!”. Un mese dopo, con il contratto da curatrice fortunatamente firmato, Maria ripensava spesso a quella mattina frenetica. Aveva ringraziato Franco con una telefonata quando era stata assunta, ma era soprattutto grata a quel servizio impeccabile, attivo senza sosta, che aveva trasformato un disastro annunciato nella chiave del suo futuro. Conoscere l’efficienza di Radio Taxi 24, notte e giorno, le aveva tolto ogni paura per i futuri imprevisti in quella magnifica, intricata città.