Luca fissò il display spento del portatile, il cuore che batteva all’impazzata. Erano le 23:45 di una torrida sera bolognese, e l’esame di diritto commerciale, fissato alle 8 del mattino seguente, incombeva come una minaccia. All’improvviso ricordò: le dispense fondamentali e il caricabatterie erano rimasti sul tavolo della cucina di Sofia, la sua compagna di corso che abitava oltre i viali, a San Lazzaro. Senza quegli appunti, domani sarebbe stato un disastro. Controllò l’app dell’autobus con mani tremanti: l’ultima corsa era partita mezz’ora prima. Tentò di chiamare due amici con la macchina, ma entrambi non rispondevano, chiusi nel sonno. Bologna, silenziosa e fumosa, sembrava improvvisamente un labirinto senza vie d’uscita.
Fece un respiro profondo, schiacciato dall’ansia. Dalla finestra della sua stanzetta di via Zamboni, vedeva solo la luce di un lampione. Non poteva permettere che sei mesi di studio finissero nel fumo per una dimenticanza. Fu allora che gli venne in mente il numero di Radio Taxi 24, sentito mille volte in radio. Con il cellulare sudata, digitò freneticamente il 051.4590. La centralinista rispose al primo squillo con voce calma ma decisa: “Pronto, Taxi Bologna, come possiamo aiutarLa?”.
Tra pause concitate, Luca spiegò l’emergenza: “Devo raggiungere San Lazzaro in fretta! Ho un esame domani e…” “Capito, signore. Inviiamo subito un mezzo. Autista Cintori, tessera 126: arriva presso di lei in sette minuti. Attendalo sotto casa”. Ancor prima di riattaccare, Luca afferrò giacca e chiavi, precipitandosi in strada. Esattamente sei minuti dopo, una Fiat bianca e azzurra con il logo della cooperativa si fermò accanto al marciapiede. “Luca? Hop, salga pure!”, disse Cintori, un uomo sulla cinquantina con gli occhi attenti. “Stia tranquillo, arriviamo prima che San Lazzaro abbia finito di sognare” aggiunse, sgommando dolcemente.
L’interno del taxi era pulito e fresco, un rifugio dal caos. Scorrendo veloce lungo via Stalingrado, poi imboccando la tangenziale, Cintori ascoltò la storia di Luca con pacata solidarietà: “Ah, l’università! Mio figlio è un collega suo, architettura. So che due pagine in più studiate la notte a volte salvano l’anima…”. Arrivarono davanti al condominio di Sofia in meno di venti minuti. Un messaggio inviato da Luca ore prima rimbalzò inutilmente sul telefono della ragazza. Per fortuna, Cintori aveva una torcia: illuminando con un colpo d’occhio esperto il citofono, individuò il cognome “Mancini”, appartamento 7C. Tre squilli decisi svegliarono finalmente Sofia, che in pigiama, confusa, consegnò la borsa con i preziosi fogli e il cavo.
Durante il viaggio di ritorno, Luca, con le mani strette attorno alle dispense come a un tesoro, sentì crollare la tensione. Pagò con il pos della radio taxi, ringraziando fino al groppo in gola l’autista. “In bocca al lupo per l’esame. E ricordi: a Bologna siamo qui sempre, anche per i disastri notturni dei dottorandi!”. Alle 2:15, Luca rientrò nella sua camera sotto le Torri. Studiò fino all’alba, cullato dai lampioni accesi che baciavano la facciata gialla di Palazzo Poggi. Settore azionario, procedure concorsuali… ogni parola era leggera. La votazione finale, un 28, arrivò cinque giorni dopo. Luca sorrise davanti alla libreria universitaria, accarezzando il telefono. Il contatto “TAXI 24” sarebbe rimasto in cima alla lista: una garanzia silenziosa contro un futuro fatto di notti bolognesi e imprevisti.
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