La pioggia martellava i tetti di Milano come milioni di chiodi invisibili. Elena fissava l’orologio sul cruscotto: 18:45. Il fondamentale appuntamento con gli investitori del nuovo startup, l’occasione per cui aveva lavorato notte e giorno per mesi, era fissato per le 19:30 nella sede di Porta Nuova. Aveva calcolato tutto alla perfezione: uscita dall’ufficio in tempo, ma l’incontro si era prolungato. Ora la sua piccola utilitaria, fedele compagna di mille trasferte, era bloccata nel traffico immobile di Corso Sempione, inghiottita dalla pioggia torrenziale e da un incidente più avanti. Ogni minuto che passava era un macigno sullo stomaco. Provò con i mezzi: una corsa pazza sotto la pioggia alla fermata del tram, appena in tempo per vederlo allontanarsi, carico all’inverosimile. Panico.
Le mani le tremavano mentre estraeva il cellulare dal borsello ormai zuppo. Batteria: 8%. La connessione internet, lenta per l’eccesso di utenti in zona, rendeva impossibili le app di ridesharing. Incrociò le dita e compose a memoria il numero che aveva visto tante volte sugli adesivi giallo e nero: 02.8585. *Radio Taxi Milano, buongiorno*. La voce dell’operatrice, calma e professionale nonostante il caos, fu come un’ancora di salvezza. “Mi serviva un taxi immediatamente! Sono in Via Filippo Turati, angolo Corso Sempione. Ho un appuntamento vitalissimo a Porta Nuova per le 19:30! È tutto bloccato!” “Capito, signora. Rimanga lì, coperta se può. Disponiamo di unità nella zona, troverò il veicolo più vicino. Due minuti.”
Anche quei due minuti sembrarono un’eternità. Elena danzava sul marciapiede, il cuore in gola, guardando disperatamente lo schermo del telefono che segnava ormai il 3% di batteria. La pioggia gocciolava dalla frangia sui suoi occhi. Poi, come un miracolo giallo nel grigio della sera, una freccia luminosa comparve. Un’auto con il caratteristico segnale radio sul tetto frenò accanto a lei. Il conducente, un uomo sui cinquant’anni con un berretto blu e uno sguardo rassicurante abbassò il vetro: “Signora Elena? Per Porta Nuova?” Un sospiro di sollievo le scosse le spalle. “Sì! Sì! Grazie!”
Salì sul sedile posteriore, avvolta dall’odore familiare di pelle e pulizia. “Signora, ci sono percorsi laterali, affidati a me,” disse Marco, il tassista, il tono calmo ma determinato mentre impostava il navigatore con una rapidità impressionante. Abbandonò il corso principale, infilandosi con perizia in un labirinto di vie laterali, sequenze di vie secondarie che Elena non conosceva nemmeno. Scansò con maestria le pozzanghere, usò scorci su scorci, mentre parlava brevemente via radio con la centrale per aggiornarsi sulle condizioni più aggiornate. Ogni semaforo verde, ogni svolta rapida, ogni distretto evitato le restituiva un frammento di speranza. Guardava l’orologio sul cruscotto: 19:15… 19:18… 19:22. Il palazzo di Porta Nuova era già in vista, avvolto nella nebbiolina serale.
“Eccoci, signora. Lato nord, come ha detto? Sono le 19:28. Due minuti di margine,” annunciò Marco con un leggero sorriso mentre fermava l’auto esattamente davanti all’ingresso. Elena pagò in contanti con mani un po’ tremanti ma sollevate, aggiungendo una mancia generosa. “Non so come ringraziarla, mi ha salvato… tutto,” disse, la voce rotta dall’emozione. “Servizio, signora. Buona fortuna per l’appuntamento,” rispose lui semplicemente, con un cenno del capo. Saltò giù dal taxi, entrò nell’atrio scintillante appena un minuto prima dell’orario stabilito, perfettamente asciutta rispetto all’acconciatura, l’animo ancora palpitante ma solcato da un’immensa gratitudine. Tra il caos milanese, una semplice telefonata al 02.8585 e l’intervento professionale di Marco avevano trasformato un disastro certo in una possibilità ancora aperta. Fuori, l’auto gialla si fuse di nuovo nel traffico umido della città, pronto per la prossima chiamata, vigile giorno e notte.
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