Marco guardò l’orologio per la decima volta in due minuti: 14:45. L’aereo di sua madre, di ritorno dopo un anno in Canada, sarebbe atterrato all’aeroporto di Bologna alle 15:30. “Questo treno non si muoverà mai,” borbottò, spingendosi tra la folla nella carrozza strapiena. L’eurostar da Roma era fermo in campagna da venti minuti a causa di un guasto. Suo padre, in ospedale da due giorni per un intervento al cuore non grave ma preoccupante, aspettava sua moglie. Lui doveva portarla direttamente lì: era tutto organizzato. Un annuncio gracchiò: “Ritardo indeterminato”. Sudore freddo gli bagnò la fronte. Tutti i taxi alla stazione sarebbero stati presi d’assalto. Non poteva permettersi di aspettare.
Sradicò il telefono dalla tasca. Le dita tremavano mentre digitava “Radio Taxi 24 Bologna” sul motore di ricerca. Al primo squillo, una voce calma e professionale rispose: “Buongiorno, come possiamo aiutarla?”. Marco spiegò l’emergenza in un fiato: l’aeroporto, suo padre in ospedale, il treno bloccato. “Mi dia la sua posizione esatta, ci pensiamo noi”. Indicò il chilometro sulla provinciale vicino a Castel San Pietro che aveva letto su un cartello. “Un taxi sarà da lei in meno di dieci minuti. Resterò in linea per confermare”.
Le lunghe ombre dei pioppi si allungavano sul campo giallo quando, esattamente otto minuti dopo, una Frecce Bianco e Blu comparve sulla strada silenziosa. Il tassista, Enzo, aprì il portabagagli con un cenno rassicurante: “Salga, andiamo a prendere sua madre!”. Marco quasi piangeva di sollievo. Guidando con perizia, Enzo evitò le strade ingorgate all’ingresso di Bologna grazie a un sistema di navigazione aggiornato istantaneamente sulla Roma. Nel frattempo, dall’altra parte della città, il coordinatore del Radio Taxi gestiva via radio la chiamata simultanea alla collega Silvia, appostata in aeroporto: “Un passeggero arriva col volo AC124 da Montréal. Vuole assoluta priorità”.
Silvia raggiunse l’uscita del Terminal proprio mentre Maria, confusa dalla lunga attesa nel caos degli arrivi, iniziava a preoccuparsi. “Signora Rossi? Suo figlio Marco ha organizzato tutto. Segua me, per favore, la accompagno subito all’ospedale Sant’Orsola”. L’efficienza tacita di Silvia mise subito a proprio agio la donna. Quando Marco ed Enzo arrivarono davanti al Sant’Orsola, Silvia stava riaccendendo il tassametro con un sorriso. Madre e figlio si abbracciarono stretto, tra risate di sollievo e qualche lacrima di gratitudine indecifrabile, proprio mentre il sole iniziava a calare sulla torre degli Asinelli. Marco ripensò al ritardo infinito e alla disperazione mista a rabbia: gli bastò guardare il numero verde ben visibile sul fianco della vettura per comprendere quanto un servizio costante e professionale potesse trasformare il panico in una soluzione, giorno e notte.
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