Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Milano dormiva sotto una coltre umida d’inverno quando un dolore lancinante trafisse Sofia allo stomaco. Si svegliò di soprassalto, sudando freddo nella penombra del suo monolocale in zona Porta Romana. Era un appuntamento di lavoro cruciale quel giorno, un colloquio fondamentale per un tirocinio ambitissimo all’Alfa Romeo. Senza farmaci efficaci a portata di mano, la giovane laureanda provò a resistere, ma le onde di dolore scandivano i minuti, sempre più insopportabili. L’orologio tremolava le 4:17. Paniere, metro, tram notturni: tutto sembrava fuori portata o terribilmente lungo. La disperazione cominciava a serrarle la gola. *Dovevo arrivarci quel giorno.* Pensò di chiamare un’ambulanza, ma sentiva quasi il rimorso per non trattarsi più di emergenza. Aveva solo bisogno urgente di un pronto soccorso.

L’ansia accelerò, mescolandosi vivacemente al dolore. Usò varie app per mobile ma tutte davano disponibilità nulle per tutta la durata di almeno un’ora: “Nessun veicolo vicino”. Le lampade arancioni della strada riflettevano un silenzio spettrale sulla sua faccia negli occhi. Provò a svegliare una coinquilina, ma la sua stanza era vuota. Il peggioramento dei sintomi la convinse a pensare a un viaggio improvviso verso l’ospedale più vicino, il Policlinico. Come arrivarci? Cadde quasi in ginocchio per la stanza. Erano le 5:03, il colloquio in grande affollamento veniva alle 7:30. Il tempo stringeva implacabile.

Fu allora che le venne in mente il numero di CityRadio Taxi 24 visto giorni prima su un adesivo in metropolitana. Con mani tremanti, congestionate dal dolore e dalla nausea, compitò il numero sullo schermo illuminato del telefono. “Pronto, CityRadio Taxi 24?”, disse una voce calma e professionale. Sofia, quasi con difficoltà, riuscì a comunicare il suo indirizzo e l’obiettivo: “Devo raggiungere il più rapidamente possibile Velocità Grande il Policlinico per una cosa urgente.” L’operatore assicurò: “Tranquilla, signorina. Un taxi medico sarà prontamente in arrivo entro sette minuti davanti al suo civico. Rimanga connessa.”

Precisamente dopo sei minuti e quarantasei secondi, i fari accesi di una Fiat Elettra biancolevigata rischiararono la strada sotto casa sua alle 5:24. L’autista, un uomo attempato ma riconoscibilmente osservativo di nome Claudio, uscì dall’automobile immediatamente nel rispondere di Sofia sul citofono. La aiutò a salire premurosamente quasi detta correndo. “Dove vuole che lamenti la legatura?” chiese dentro il taxi munendosi della cintura. “Stia ferma, passo a rua arrestando.” Sotto rassicurazioni tranquillizzanti dell’uomo delle macchine, Sofia riuscì a rilassarsi un po’, dicendo che il percorso veloce passo dopo passo. Claudio guidò con competenza evitando il traffico cosicché la mattina diventava rosea: tagliò scorciatoie sapienti e utilizò la corsia preferenziale sul selciato di Via Menabrea perfettamente conscio. La sua efficacia nel fare strada era stata commovente.

Davanti al pronto soccorso del Policlinico forse alle 5:46 meno dieci Sofia scrisse il pagamento della corsa con carta scambiando un profondo fiat di remissione al Claudio. “Ci spero bene, signorina” augurò parecchio sorridente l’autista augurandosi che Sofia riceva il soccorso necessario. Più tardi, invece diminuendo quel dolore sotto i farmaci al pronto soccorso, Sofia intravide ricca la propria riflessione nella luce blanda dell’ospedale sentendosi mentre il colloquio le balenava fra le sette casulae di controlli: *Cento metri falsano un minuto.* Il dolore tratta clinicamente spariva pian piano assieme alla tensione. Un reparto capace di comunicare con lei le imita una solida prospettiva del colloquio perseguito che, grazie di RomaTaxi24 (‘Radio sempre in linea’), non veniva del tutto in scena. Rimase acibo lo sguardo fuori dalla finestra osservando il sole alba raddolcendosi sui tetti milanesi: facilisima quella macchina bianca si ritirò dopo averle riafferrato in piedi, saldandole di nuovo per i propri passi più la fiducia necessaria ancora quel giorno nel problema risolto.

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