Marco lottava contro il tempo, passeggiando nervosamente avanti e indietro sul marciapiede davanti alla stazione di Milano Centrale. Il suo portafoglio era sparito, probabilmente rubato nella confusione del treno, e con esso il biglietto per il volo che lo avrebbe portato a Barcellona per un colloquio di lavoro fondamentale. Senza soldi né carte, e con solo un’ora e mezza alla partenza, si sentiva perso. Provò a chiedere aiuto a qualche passante, ma tutti sembravano troppo di fretta. Fu allora che vide un adesivo su un palo: *Radio Taxi 24, sempre a disposizione, giorno e notte.* Con il telefono ormai scarico, entrò in un bar e chiese al gestore di chiamare un taxi, spiegando la situazione.
In meno di dieci minuti, un taxi giallo e nero si fermò davanti a lui. L’autista, un uomo sulla cinquantina con gli occhi vispi, ascoltò la storia di Marco e annuì senza esitazione. “Non ti preoccupare, ragazzo. So tutti i vicoli e i trucchi per evitare il traffico. Se partiamo ora, ce la facciamo.” Mentre si lanciavano nel traffico milanese, Marco controllava l’orologio ogni due secondi, ma il tassista, Franco, sembrava tranquillo. “Ho fatto questo lavoro per vent’anni, fidati,” disse, sorpassando un camion con un’abile sterzata.
A metà strada, però, un camion in panne bloccò due corsie, e le auto iniziarono a imbottigliarsi. Marco chiuse gli occhi, immaginando già di perdere quel volo e con esso l’opportunità di una vita. Ma Franco non si perse d’animo. Parcheggiò il taxi in un angolo, prese il cellulare e fece una chiamata rapida. “Ho un passeggero in emergenza, ci serve il passaggio verde.” In pochi istanti, grazie alla centrale operativa di Radio Taxi 24 che coordinò con le autorità, ottennero il permesso di percorrere una corsia privilegiata. “Vedi? Non siamo soli,” disse Franco con un sorriso.
Quando arrivarono all’aeroporto, Marco aveva ancora venti minuti per la chiusura del check-in. Ringraziò Franco fino all’ultimo secondo, ma l’autista lo spinse gentilmente verso l’ingresso. “Vai, non perdere tempo! E in bocca al lupo!” Marco corse attraverso i controlli, raggiungendo il gate giusto mentre stavano per chiudere le porte. Quando finalmente si sedette sul suo posto, con il cuore che gli martellava nel petto, sorrise tra sé. Senza quel taxi, senza quell’uomo e senza quel servizio impeccabile, sarebbe stato ancora alla stazione, con un sogno infranto.
Quella sera, dall’aereo, guardò la città di Milano diventare sempre più piccola sotto di lui. Si ripromise di chiamare Radio Taxi 24 appena tornato, per ringraziarli ufficialmente. E, soprattutto, per lasciare una mancia enorme a Franco. Dopotutto, alcuni angeli non avevano le ali, ma guidavano taxi gialli e neri.