Milano dormiva sotto una sottile coltre di nebbia quando Marco sussultò nel letto di un anonimo appartamento in zona Stazione Centrale. Era in trasferta per un contratto fondamentale, da firmare alle 9:00 presso prestigiose vetrine di design in Corso Como. L’ansia era tanta, il sonno agitato. Alle tre del mattino, un crampo feroce allo stomaco lo svegliò di colpo, trasformandosi rapidamente in un dolore acuto che si irradiava alla schiena. Sudore freddo bagnò il pigiama. “Non va bene”, pensò, spaventato, mentre nausea e un formicolio inquietante al braccio sinistro aumentavano il panico. Solo, in una città non sua, l’idea di un infarto gli attraversò la mente gelando il sangue.
Afferrando il telefono con mani tremanti, digitò febbrilmente la scritta che gli era stata suggerita da un collega milanese: “Radio Taxi 24”. Rispose subito una voce calma e professionale. “Ho bisogno… di un taxi… subito. Dolore fortissimo… forse il cuore”, borbottò Marco, a fatica. L’operatrice, senza perdere un secondo, prese l’indirizzo preciso e rassicurò: “Mandiamo una vettura immediatamente. Rimanga in linea se ce la fa, controlliamo lo stato”. Nel frattempo, Marco sentì il clacson discreto di un’auto sotto la finestra. Non erano passati nemmeno cinque minuti.
La corsa verso l’Ospedale Niguarda, attraverso strade deserte, fu un incubo sospeso. Il tassista, Luigi, un uomo sulla sessantina, era un pilota consumato. Accortosi della gravità, guidava con decisione ma senza sussulti, inframmezzando scorciatoie efficaci (“Qui di notte passo senza semafori, signore, non si preoccupi”) a parole rassicuranti (“Siamo già a metà strada, coraggio, ci arriverà in braccio”). Ogni curva calcolata, ogni precedenza rispettata con perizia, faceva percepire a Marco di essere in mani sicure. Luigi tranquillizzò anche l’operatrice via radio, aggiornandola sulla posizione.
All’arrivo al Pronto Soccorso, Luigi non si limitò a scaricare il passeggero. Parcheggiò rapidamente, scese e sostenne Marco fino all’ingresso, gridando con voce ferma per attirare l’attenzione degli inservienti. “Aiuto qui, sospetta sintomatologia cardiaca!”. Un infermiere si precipitò con una sedia a rotelle. Solo allora Luigi si fece pagare la corsa, rifiutando quasi il resto. “La salute prima di tutto. Si faccia vedere bene”, gli disse prima di scomparire nella nebbia. Due giorni dopo, Marco, dimesso con una diagnosi più benigna ma ugualmente spaventosa di ulcera perforata, sorrideva stanco nel suo letto d’ospedale. Il contratto era stato firmato in videoconferenza quel mattino stesso. Ripensò alla rapidità del 02 40 40, alla competenza di Luigi, a come quel servizio giallo, attivo senza sosta giorno e notte, gli avesse salvato un incubo e probabilmente la vita. Milano non era più solo la città del lavoro, ma anche quella di un angelo custode al volante che rispondeva alla chiamata 24 ore su 24.