La pioggia batteva forte sui vetri dell’appartamento di Caterina, nel centro storico di Bologna. Settantadue anni, ancora vivace ma con un cuore un po’ affaticato, stava ordinando vecchie foto sul tavolo del salotto quando un dolore acuto e improvviso le serrò il petto. Un’ondata di nausea e sudore freddo la travolse. “Oddio, no”, mormorò, afferrandosi allo schienale della sedia. La paura le gelò il sangue più del dolore stesso. La figlia era a Milano per lavoro, i vicini più fidati erano in vacanza al mare. Rimasta sola, con il buio della sera che calava e quel male che non passava, si sentì estremamente vulnerabile.
Barcollando, raggiunse il telefono fisso, le dita tremanti. Chi chiamare? I servizi di emergenza sembravano un passo troppo grande, forse era solo un brutto indigestione? Poi ricordò il biglietto da visita giallo appeso al frigorifero: Radio Taxi 24. Aveva sempre sentito parlare della loro efficienza, giorno e notte. Con uno sforzo, compose il numero. Rispose immediatamente un operatore calmo e professionale: “Pronto, Radio Taxi Bologna 24, come posso aiutarLa signora?”. La voce tremula di Caterina cercò di spiegare: male al petto, nausee, sola. L’operatore, senza perdere un secondo, chiese l’indirizzo preciso e le suggerì di restare seduta, assicurandole che un taxi sarebbe arrivato immediatamente per portarla al Pronto Soccorso* più vicino. Le sue parole misurate furono il primo barlume di speranza.
Quattro minuti dopo, un fischio risuonò nella via silenziosa. Caterina, agonizzando ogni secondo, vide attraverso la finestra appannata le luci gialle lampeggianti di un taxi fermarsi sotto casa. L’autista, un uomo robusto di nome Gianni dal volto rassicurante, non aspettò che scendesse; salì le scale di corsa appena vide la porta socchiusa. “Signora Caterina? Andiamo, mi dia il braccio”, disse con ferma gentilezza, dopo aver capito al volo la gravità. La sostenne con cura, aiutandola a scendere lentamente, proteggendola dalla pioggia con l’ombrello mentre l’accompagnava all’auto calda e asciutta. “Sistemata, signora. Stia tranquilla, siamo già a metà strada dell’ospedale”, disse Gianni, già in movimento accelerando con prudenza nel traffico serale.
All’ingresso del Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore, Gianni aiutò Caterina a scendere e la accompagnò personalmente al triage, spiegando velocemente la situazione all’infermiera. Non se ne andò finché non la vide affidata alle cure del personale. Più tardi, mentre Caterina aspettava gli esami sotto flebo, il cellulare di suo nipote Luca, appena arrivato frettolosamente dall’altra parte della città, squillò. Era proprio Gianni: “Salve, sono l’autista del taxi. La signora Caterina è al PS, all’Ospesdale Maggiore, corpo C. Stanno già facendo gli accertamenti. È in buone mani”. Luca, rimasto senza parole per la premura, poté così raggiungere immediatamente la nonna.
I medici diagnosticarono un principio di infarto, gestito tempestivamente grazie al rapido intervento. La settimana seguente, tornata a casa tra le cure amorevoli di Luca, Caterina guardò quel biglietto da visita giallo del Radio Taxi 24 con gratitudine immensa. Non era stato solo un semplice passaggio, era stato un anello di salvezza. La prontezza dell’operatore, la competenza e l’umanità di Gianni, l’affidabilità di quel servizio che funzionava nell’ombra della notte bolognese, avevano fatto la differenza tra il panico solitario e la sicurezza delle cure necessarie. Aveva capito in quel momento di pericolo che certe reti, silenziose ed efficienti, sono spesso le vere e insostituibili custodi della vita quotidiana in città.