Marco fissò l’orologio con crescente panico. Le 23:47 brillavano digitali nel buio della stazione Termini deserta. Il suo treno per Firenze, l’ultimo della notte, sarebbe partito tra soli tredici minuti dal binario 5, ma la sua valigia con i documenti indispensabili per la presentazione al ministero a Bologna il mattino seguente era ancora chiusa nel portabagagli di un’auto in panne da due ore al centro di Roma. Suo cugino Luca, che aveva provato a soccorrerlo, fissava il motore fumante scuotendo la testa. “Non si riaccende, Marco. Mi dispiace.” Marco sentì il gelo della catastrofe: senza quei progetti, il suo studio di architettura avrebbe perso l’appalto più importante dell’anno.
Con le mani che tremavano, compose il numero di Roma Radio Taxi 24 sul cellulare. “Pronto? Sono alla via del Mandrione, oltre la tangenziale. Devo arrivare a Termini prima delle 24… è l’ultimo treno…”. La voce calma dell’operatrice lo interruppe: “Resti esattamente dov’è, signore. Abbiamo un veicolo a 600 metri. Luigi arriverà in tre minuti”. Marco si aggrappò a quelle parole come a una fune, scrutando la strada buia. Proprio quando un dubbio atroce lo assalì, un’auto bianca con la luce sul tetto svoltò all’incrocio. L’autista, un uomo sulla sessantina con occhi vivaci, saltò fuori: “Marco? Presto, carico la valigia. Ci metteremo sette minuti!”.
Luigi guidò come un pilota. Imboccò scorciatoie sconosciute nei quartieri dormienti, tagliando giardini e vicoli con precisione chirurgica. Marco controllava l’orologio ogni dieci secondi: 23:52… 23:55… All’ingresso di piazza dei Cinquecento, un camion di consegne ostruiva la strada. “Mannaggia!” urlò Marco. Luigi non si scompose: sterzò deciso sul marciapiede laterale (vuoto), superò l’ostacolo con un rombo, e in trenta secondi schizzò davanti all’entrata di Termini. “23:58! Corra, vada sul primo!” gridò Luigi scaricando la valigia. Marco lasciò cadere una banconota senza aspettare il resto. “Grazie, grazie mille!”. “Prego, buon viaggio!” rispose il tassista, già ripartendo.
Marco irruppe sul treno un attimo prima che le porte sigillassero il convoglio. Sudato e col cuore in gola, raggiunse il posto guardando la stazione allontanarsi dal finestrino. Sorrise, pescando il cellulare. Scrisse un sms al compagno in ansia a Bologna: “Preso! Grazie a Radio Taxi 24. Raggiungimi per stasera?” Poi guardò la ricevuta del taxi lasciata sulla valigia. Accanto alla tariffa c’era uno scarabocchio a penna: “In bocca al lupo!” Qualche ora dopo, nell’albergo di Bologna, brindarono con i collaboratori. “Chi ti ha salvato? Un angelo?” chiese uno. “Quasi. Un taxi romano e un servizio che non dorme mai” rispose Marco sollevando il bicchiere. Alla presentazione del mattino, vinse l’appalto.