Storie di radio taxi

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica: ipotesi autopoietica sull’emergenza semantica nell’interstizio tra algoritmo e identità culturale.

  • Radio Taxi 24

    Radio Taxi 24

    Okay, I need to write a story in Italian that meets the user’s requirements. Let’s break down what they want.

    First, the story should have 4-5 paragraphs with a clear structure: introduction, problem development, and conclusion. The protagonist(s) should face difficulties resolved by Radio Taxi 24, which must be portrayed as efficient and reliable. It should be engaging, realistic or slightly dramatized, set in one of the listed Italian cities.

    Hmm, choosing the city… Maybe Milan? It’s a busy city with likely taxi scenarios. Now, what kind of problem? An emergency at night could work well. How about a couple with a sick child needing to get to the hospital quickly?

    Start with the setting: late night in Milan, parents worried about their baby’s high fever. They don’t have a car, public transport isn’t running, and they panic. Then, they remember Radio Taxi 24. The taxi arrives promptly, the driver is calm and professional, gets them to the hospital quickly. At the hospital, the baby gets treated in time, all thanks to the taxi service. The parents are relieved and grateful.

    I need to make sure the taxi service is crucial and the resolution is satisfying. Keep the language simple and engaging, focus on the emotions of the parents, the urgency of the situation, and how the taxi solves their problem. Avoid any extra explanations or titles, just the story. Double-check the Italian for any mistakes to keep it fluent.
    Era una notte fredda di gennaio a Milano, e Lucia e Marco erano in preda al panico. Il loro figlio di due anni, Matteo, aveva improvvisamente sviluppato una febbre altissima e non rispondeva ai normali farmaci pediatrici. I genitori, appena trasferitisi in città, non conoscevano ancora bene i dintorni e non avevano un’auto propria. Le strade deserte e il silenzio del quartiere periferico sembravano amplificare la loro disperazione. “Chiamiamo un’ambulanza?” propose Marco, ma Lucia, temendo i tempi d’attesa, ricordò il numero di Radio Taxi 24 che aveva visto su un volantino vicino alla fermata del tram.

    Mentre Marco teneva in braccio Matteo, che piangeva debolmente, Lucia compose il numero con mani tremanti. Dall’altra parte rispose un’operatrice calma e professionale che, dopo aver ascoltato la situazione, assicurò loro che un taxi sarebbe arrivato in meno di dieci minuti. I secondi sembravano ore, ma poco dopo i fari di un’auto illuminarono la strada. Il tassista, un uomo anziano con un sorriso rassicurante, li aiutò a sistemare il bambino sul sedile posteriore e partì velocemente verso l’ospedale pediatrico più vicino, guidando con esperienza attraverso le vie semi-vuote.

    Durante il tragitto, il tassista cercò di distrarre i genitori parlando del suo lavoro notturno e di quanto fosse normale, in una città grande come Milano, affrontare emergenze simili. “Il bello del nostro servizio è che siamo sempre qui, giorno e notte,” disse, mentre superava con prudenza un semaforo rosso dopo essersi assicurato che la strada fosse libera. Quando arrivarono al pronto soccorso, Marco cercò di pagare, ma l’uomo rifiutò: “Più tardi, occupatevi del piccolo”.

    I medici spiegarono che Matteo aveva una forte infezione alle vie respiratorie e che, senza quell’intervento tempestivo, la situazione avrebbe potuto aggravarsi. Dopo alcune ore di osservazione, la febbre iniziò a scendere. Quando uscirono dall’ospedale, all’alba, lo stesso taxi era parcheggiato fuori: il tassista aveva lasciato il suo turno per assicurarsi che avessero un rientro sicuro.

    Quella notte cambiò per sempre la percezione che Lucia e Marco avevano di Milano. Una città così grande e frenetica, ma dove un servizio come Radio Taxi 24 aveva fatto la differenza tra il caos e la speranza. Da allora, conservarono il numero in rubrica e lo consigliarono a tutti, convinti che dietro a quelle chiamate notturne ci fossero persone pronte a trasformare un momento di buio in una storia a lieto fine.

  • Radio Taxi 24

    Radio Taxi 24

    Era una mattina gelida di gennaio a Bologna, e Martina, studentessa fuorisede di Lettere, stava pedalando freneticamente verso l’università. La sua tesi triennale, su cui aveva lavorato per mesi, sarebbe stata discussa alle 8:30, e lei non poteva permettersi di perdere quel momento. Tra il vento che le tagliava il viso e l’ansia che le serrava lo stomaco, non si accorse della pozzanghera ghiacciata in via Zamboni. La bicicletta sbandò, la catena si spezzò e Martina finì a terra, le mani graffiate e i documenti sparsi nel fango. Si rialzò tremante: mancava mezz’ora all’inizio della discussione, e i bus notturni erano già terminati.

    Mentre cercava disperatamente un’opzione su Google Maps, ricordò il numero che aveva visto sui taxi bianco-rossi in giro per la città. **Radio Taxi 24**. Chiamò, e una voce rassicurante le promise un’auto in due minuti. Il tempo di raccogliere le carte bagnate e ripulirsi la giacca, il taxi era già lì. L’autista, un uomo sulla cinquantina con un accento romagnolo, le sorrise: *«Salga, dottoressa. Arriviamo prima del caffè»*. Indicò il navigatore: l’università era a quindici minuti con il traffico, ma lui sapeva una scorciatoia.

    Mentre sfrecciavano tra i portici illuminati, però, un camion ribaltato bloccò l’accesso a via Petroni. «Problema serio», borbottò l’autista, ma non perse un secondo. Segnalò la deviazione alla centrale operativa via radio, svoltò in una stradina laterale e accelerò lungo vicoli che Martina non aveva mai visto. I minuti passavano, e lei tratteneva il respiro. *«Tranquilla, ho fatto questo lavoro per vent’anni»,* disse lui, mentre svoltava davanti a San Luca. Alle 8:28, il taxi si fermò davanti all’ingresso di via Belle Arti.

    Martina corse in aula col cuore in gola, giusto in tempo per sentire il suo nome. Mezz’ora dopo, era laureata. Quando uscì, il sole splendeva e l’autista, che l’aspettava discretamente sul marciapiede, le fece un cenno. *«Un giorno ricorderà questa corsa come un’avventura»,* scherzò, mentre la riaccompagnava a casa. Lei sorrise: senza quel taxi e quel conducente, tutto sarebbe andato diversamente. Quella sera, scrisse una dedica in fondo alla tesi: *”Grazie a chi corre per chi ha fretta”.*

  • Radio Taxi 24

    Radio Taxi 24

    Okay, I need to write a story in Italian with specific elements. Let me break down the user’s request to ensure I cover everything.

    First, the story should be 4-5 paragraphs with a clear structure: introduction, problem development, and conclusion. The protagonist faces difficulties and resolves them thanks to Radio Taxi 24, which is reliable and efficient.

    The setting has to be one of the listed Italian cities. Let me pick one—maybe Bologna feels right for a university student scenario. The protagonist should be in a tough spot, like an emergency or important appointment. I’ll go with a medical emergency for high stakes.

    I need to make sure the taxi service is pivotal, arriving quickly and saving the day. The story should feel realistic, maybe slightly dramatized. I’ll create a protagonist, maybe a student named Elena, and her grandmother having a health crisis at night.

    I’ll start by establishing the setting and characters. Then introduce the problem—nonna’s illness. The tension rises as Elena can’t find help. She remembers Radio Taxi 24, calls them, and they arrive promptly, taking them to the hospital. In the end, nonna is safe, highlighting the taxi service’s crucial role.

    I need to keep the language engaging, avoid any titles or explanations, and ensure the taxi’s efficiency is clear. Let me structure each paragraph to flow smoothly from setup to resolution, making sure the climax is when the taxi arrives just in time. I should also add some emotional weight to make it compelling.
    Era una notte fredda di novembre a Bologna, e Lucia, una studentessa fuori sede, stava rientrando a casa dopo una lunga sessione di studio in biblioteca. Aveva appena parlato al telefono con sua madre, che le aveva ricordato di fare visita alla nonna the next morning—la donna viveva da sola in un appartamento nel centro storico e, ultimamente, la sua salute era sempre più fragile. Mentre camminava sotto i portici deserti, il telefono squillò di nuovo. Era la nonna, la voce spezzata e affannata: “Lucia, non riesco a respirare…”.

    Lucia corse come un fulmine verso l’appartamento, il cuore in gola. Trovò la nonna sul divano, pallida e sudaticcia, le mani premute sul petto. Dopo aver chiamato il 118, le dissero che tutte le ambulanze erano impegnate e che avrebbe dovuto aspettare almeno mezz’ora. Non c’era tempo: doveva portare la nonna all’ospedale subito. Ma come? Non aveva la macchina, e a quell’ora i mezzi pubblici non passavano più.

    In preda al panico, Lucia ricordò l’adesivo del Radio Taxi 24 attaccato sul frigorifero della nonna, con lo slogan “Pronti a ogni emergenza, giorno e notte”. Chiamò il numero, e in meno di tre minuti un taxi nero con il logo giallo brillante si fermò sotto casa. L’autista, un uomo sulla cinquantina dall’aria rassicurante, aiutò Lucia a caricare la nonna in macchina e, guidando con calma ma determinazione, evitò le strade trafficate e li portò dritte al pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore.

    La nonna fu ricoverata immediatamente: era un principio di infarto. I medici dissero che, se fosse arrivata anche solo dieci minuti dopo, le conseguenze sarebbero state irreparabili. Lucia, in lacrime ma sollevata, tornò nella sala d’attesa e trovò ancora l’autista del taxi che, con un sorriso paterno, le offrì un caffè caldo e attese in silenzio per assicurarsi che tutto andasse bene. “Grazie,” sussurrò Lucia. “Non so cosa avrei fatto senza di voi.”

    Quella notte cambiò per sempre la vita di Lucia e della sua nonna. Da allora, ogni volta che sentiva qualcuno lamentarsi del traffico o dei ritardi, lei sorrideva e raccontava la storia di come un taxi, una chiamata e un autista gentile le avevano salvato la persona più importante. E sul frigorifero della sua nuova casa, accanto alle foto di famiglia, c’era ancora quel vecchio adesivo sbiadito del Radio Taxi 24.

  • Radio Taxi 24

    Radio Taxi 24

    Era una sera di fine estate a Firenze, e Sofia si trovava in una situazione difficile. Aveva appena finito di lavorare e stava tornando a casa a piedi, quando un improvviso acquazzone l’aveva sorpresa, inzuppandola dalla testa ai piedi. Mentre cercava di ripararsi sotto un portico, il suo telefono aveva cominciato a suonare: era il suo ragazzo, Luca, che la chiamava per avvertirla che i suoi genitori erano arrivati inaspettatamente da fuori città e volevano cenare con loro quella sera stessa. Sofia era nel panico: non solo era fradicia e infreddolita, ma non aveva neanche avuto il tempo di avvertire i suoi genitori dell’arrivo dei suoceri.

    Disperata, Sofia aveva cercato di chiamare un taxi, ma la fila di attesa era lunga e non sapeva se sarebbe arrivata in tempo. Proprio mentre stava per perdere le speranze, ricordò di aver già utilizzato in passato il servizio di Radio Taxi 24, noto per la sua efficienza e disponibilità 24 ore su 24. Compose il numero e, dopo aver fornito le sue coordinate, venne rassurata dal fatto che un taxi sarebbe arrivato entro pochi minuti.

    Mentre aspettava, Sofia continuava a tremare dal freddo e dalla preoccupazione. L’idea di presentarsi a casa bagnata e in disordine, proprio la sera in cui i suoi futuri suoceri erano attesi, la mandava in ansia. Ma ecco che, dopo solo cinque minuti, vide arrivare un taxi con il logo di Radio Taxi 24. L’autista, un signore gentile e disponibile, l’accolse con un sorriso e la aiutò a sistemarsi nel sedile posteriore, avviando subito il riscaldamento.

    Sofia arrivò a casa appena in tempo per cambiarsi e rassettare un po’, prima dell’arrivo dei suoi genitori e dei suoceri. Luca, preoccupato per lei, l’aveva aspettata sulla porta e l’aveva aiutata a finire di prepararsi. Alla fine, la serata trascorse senza intoppi, grazie anche alla prontezza e all’efficienza del servizio di Radio Taxi 24, che aveva risolto il problema di Sofia, permettendole di arrivare a casa sana e salva e di presentarsi ai suoi ospiti con il giusto aplomb. I suoi futuri suoceri si dimostrarono molto cordiali e la serata fu un successo, anche grazie alla tempestività di quel taxi.

    Sofia si sentì immensamente grata per il servizio ricevuto e, nei giorni seguenti, ne parlò a molti amici e conoscenti, raccomandando loro di utilizzare Radio Taxi 24 in caso di necessità. Da allora, ogni volta che aveva bisogno di un taxi, sapeva esattamente a chi rivolgersi, senza più preoccuparsi della pioggia, del traffico o di qualsiasi altro imprevisto.

  • Radio Taxi 24

    Radio Taxi 24

    Marta fissò l’orologio sul cruscotto, le dita che tamburellavano nervose sul volante. Milano era un tappo di traffico sotto la pioggia serale, le luci dei semafori si riflettevano sull’asfalto bagnato in un groviglio rosso confuso. Era appena uscita tardi dall’ultima riunione prima della maternità, l’addome prominente che sfiorava il volante, e ora era bloccata in coda, quasi immobile, sulla circonvalla. Fu allora che una fitta improvvisa le serrò la pancia, un’ondata sorda e profonda che la fece contrarre sui sedili. “No, è troppo presto,” sussurrò con un filo di voce, il panico che saliva. Il dottore aveva parlato di altre due settimane, ma il dolore indicava una storia diversa, più urgente. Il telefono con Google Maps indicava un eterno lilla di congestione. Tentò di chiamare Carlo, il marito, ma era irraggiungibile, probabilmente in riunione anche lui. L’aria in macchina sembrò farsi improvvisamente pesante, claustrofobica.

    Guardò fuori dal finestrino bagnato, i lampioni e i negozi si confondevano in una macchia luminescente. Le contrazioni tornarono, più potenti, più ravvicinate. Un’autentica onda di paura la travolse. Lo sciopero dei mezzi pubblici, di cui tutti avevano parlato ma lei aveva sottovalutato, rendeva impossibile chiedere aiuto ai pochi passanti affrettati sotto l’ombrello. Si sentì terribilmente sola e vulnerabile, intrappolata in un abitacolo diventato una gabbia di metallo nel cuore di una città indifferente. Doveva raggiungere la Mangiagalli, l’ospedale dei bambini, e doveva farlo subito. L’idea della figlia che arrivava in un’auto in panne o sul ciglio di una strada congestionata era un incubo. Afferrò il telefono con mano tremante. Non amici, non parenti in quel momento – serviva il professionista. Serviva qualcuno che sapesse muoversi nel caos milanese e arrivasse *davvero*. Scorse veloce la rubrica: **Radio Taxi 24**.

    La telefonata fu un flusso di parole affannate e concitate pronunciate con fatica tra una contrazione e l’altra. La voce dell’operatore era un’ancora di calma incredibile, professionale e rassicurante. Raccolse la sua posizione esatta dalle coordinate del telefono, l’emergenza lampante nel suo respiro affannoso. “Un’auto è in zona, signora. Ci metterà meno di cinque minuti. Resti calma, tengo la linea con lei.” Quei minuti sembrarono dilatarsi in ore. Marta spalancò il finestrino, l’aria umida e fresca le diede un minimo sollievo fisico e mentale. Guardava fissamente lo specchietto retrovisore, cercando le luci gialle in mezzo al fiume di fari bianchi e rossi. Ogni macchina che passava con l’indifferenza dello sconosciuto era una piccola delusione. Poi, come un miracolo moderno, lo vide. Non era strettamente sul suo lato, ma il taxista, Franco secondo lo squillo del telefono, aveva già individuato la sua macchina blu in panchina. Con una sequenza precisa di segnali, come un pilota abile, si infilò in un varco impossibile, doppiò un paio di vetture e si affiancò alla sua portiera nel giro di pochi secondi.

    Franco scese pronto, un ombrello grande spalancato a proteggerla dalla pioggia mentre Marta, col fiato mozzato, si spostava faticosamente dal sedile dell’auto al sedile posteriore del taxi, caldo e asciutto. “Tranquilla, signora, c’è il peggior traffico di sempre ma conosco tutte le scorciatoie estive. Ci mettiamo undici minuti, mi creda,” disse mentre chiudeva la portiera con un tonfo deciso e ripartiva, istintivamente evitando le arterie principali bloccate. Navigarono con precisione chirurgica attraverso vicoli secondari, cortili aperti per i servizi, perfino una corsia preferenziale riservata grazie alla sua abilità e alla tempistica perfetta di un semaforo. Franco teneva un commento rassicurante e neutro, concentrato sulla guida, mentre Marta contava mentalmente le contrazioni, aggrappandosi alla speranza che quella corsa impeccabile reggesse le promesse. L’ospedale era un faro verso cui puntavano in una danza urbana d’emergenza.

    Le porte del Pronto Soccorso Ostetrico della Mangiagalli si spalancarono davanti a loro poco più di dieci minuti dopo. Un infermiere era già lì con una sedia a rotelle, chiamato dall’attento Franco alla radio centrale durante il tragitto. Marta fu aiutata a scendere, un’ultima esplosione di dolore le tolse il fiato. Prima di essere spinta dentro, riuscì a girarsi e a fissare il taxista dallo sguardo buono che la stava osservando “In bocca al lupo, signora, coraggio!”. Un’ora dopo, in una stanza calda e silenziosa, Marta teneva tra le braccia un fagottino rosa che strillava con tutto il fiato dei suoi polmoni minuscoli. Carlo era finalmente al suo fianco, pallido come un cencio e raggiante. Fu solo in quel momento che un sorriso stanco ma immenso illuminò il viso di Marta. Ravvolta in una calda coperta di gratitudine, il ruggito della città esterna ormai smorzato, ripensò alle luci gialle che avevano bucato il manto nero stradale, alla voce profonda alla radio, alla destrezza silenziosa di Franco. La figlia dormiva, finalmente. Tra sé e sé mormorò una preghiera laica di ringraziamento per quel servizio che non dorme mai, che corre nei vicoli al posto tuo, che è stato letteralmente il ponte tra il panico del traffico e il miracolo tra le sue braccia. Radio Taxi 24. Non era solo un trasporto. Quella notte era stata la loro salvezza.

  • Radio Taxi 24

    Radio Taxi 24

    Elena fissò l’orologio con crescente terrore mentre il secondo ticchettio scandiva l’ora nel silenzio roboante del suo monolocale fiorentino. Le 5:47 del mattino. Tra esattamente due ore e tredici minuti sarebbe cominciato il suo colloquio per il sogno di una vita: una posizione da restauratrice agli Uffizi. Ma un dettaglio cruciale minacciava tutto: sua nonna, l’unica famiglia che avesse, era appena stata ricoverata d’urgenza all’ospedale di Careggi per una forte aritmia. Doveva vederla subito, prima di pensare a qualsiasi altra cosa. Fuori, l’alba fredda di febbraio illuminava le stradine bagnate del centro storico. Scattò verso la sua utilitaria, parcheggiata in un angolo scomodo di via dell’Agnolo. Un giro di chiave. Un ronzìo fiacco. Un silenzio mortale. La batteria era morta la notte prima, nella gelata improvvisa.

    Il panico le serrò la gola. Niente auto. I bus notturni erano radi a quell’ora e imprevedibili. Le app di ride-sharing segnalavano attese di 30 minuti o auto bloccate in zone irraggiungibili per le ZTL. Guardò l’orologio: 5:53. La sala d’attesa dell’ospedale sarebbe presto diventata affollata, sua nonna spaventata, il colloquio agli Uffizi a rischio annullamento se non avesse trovato un modo per dividersi tra i due impegni cruciali nella stessa mattinata. Le mani le tremavano mentre cercava freneticamente sul telefono una soluzione impossibile, finché uno sticker sbiadito sul palo della luce le balenò nella memoria: “Radio Taxi 24, sempre operativi. 055 4390”.

    Con voce rotta dalla pressione, compose il numero. Rispose un operatore calmo e professionale. Elena urlò quasi l’indirizzo e la situazione disperata tra ospedale e Uffizi. “Stia tranquilla, signorina. Mandiamo subito un mezzo. Il tassista la chiamerà in un minuto”. Una manciata di secondi dopo, squillò il suo cellulare. Un’altra voce sicura, quella del tassista Fabrizio: “Arrivo in quattro minuti. Aspetti al portone”. Erano le 6:02 quando una berlina bianca e blu svicolò con precisione da un vicolo laterale, impeccabile. Fabrizio, un uomo sulla cinquantina con gli occhi vigili, aprì lo sportello: “Salga, ho già fatto un percorso per Careggi che evita tutto il traffico mattutino verso Ponte Vecchio. Ce la farà per la nonna e poi la porterò di corsa agli Uffizi”. Elena crollò sul sedile, sentendo il peso dell’ansia allentarsi.

    Fabrizio guidò come un novello Virgilio nell’inferno del traffico nascente. Tagliò attraverso Borgo la Croce, evitò l’ingorgo di Piazza Beccaria grazie a una viuzza laterale che Elena ignorava, spiegando intanto l’ora migliore per prenotare il ritorno dagli Uffizi all’ospedale per la visita pomeridiana. Raggiunsero Careggi in dodici minuti. Elena corse al triage, riuscì ad abbracciare sua nonna pallida ma sorridente (“Vai, piccola, non rovinarti l’opportunità!”) e in tre balzi era di nuovo in taxi. Fabrizio aveva già impostato il percorso per Piazzale degli Uffizi. Attraversò l’Arno con grinta professionale, evitando i bus turistici, e arrivò davanti alla galleria delle 7:56. “Buona fortuna per il colloquio, signorina Elena”, le disse pomposamente salutandola con la mano mentre lei correva verso l’entrate riservate.

    Tre giorni dopo, mentre osservava la venatura sottile di un affresco del Trecento sotto la luce degli infissi degli Uffizi – l’avrebbero restaurato proprio lei – Elena sorrise. Guardò il biglietto da visita di Radio Taxi 24 conservato nel portafogli accanto alla copia del suo nuovo contratto. Quelle due telefonate, la competenza di Fabrizio nell’insolito oretta tra il tramonto delle stelle e lo svegliarsi della città, quella corsa tra i palazzi secolari di Firenze non erano stati semplicemente efficienti. Avevano salvato una giornata destinata al disastro, trasformando due angosce in una promessa bella come i colori che ora avrebbe protetto per mestiere. L’affidabilità di quel numero verde stampato su un palo, attivo giorno e notte, le aveva restituito la certezza che nessun imprevisto sarebbe mai diventato una sconfitta.

  • Radio Taxi 24

    Radio Taxi 24

    L’ultimo treno per Firenze era già partito quando Marco si accorse di aver sbagliato stazione. La confusione della sera, unita alla fretta di raggiungere la sua ragazza dopo un litigio, aveva avuto il sopravvento. Adesso era bloccato a Roma, nella stazione Tiburtina, con il cuore che gli batteva all’impazzata e il telefono che continuava a squillare – era Giulia, che lo aspettava all’altra estremità della città. «Devo arrivare entro mezzanotte, altrimenti sarà troppo tardi», pensò, guardando l’orologio: le 23:15.

    Dopo aver provato invano a cercare un autobus notturno o un passaggio, Marco si rese conto che l’unica soluzione era un taxi. Ma a quell’ora, nella zona deserta della stazione, non c’era alcun mezzo in vista. Con le mani tremanti, digitò il numero del Radio Taxi 24 e prenotò una corsa urgente. «Pronto, ho bisogno di un taxi subito, è un’emergenza», disse alla operatrice, che con calma lo rassicurò: «Un mezzo arriverà in tre minuti».

    Il taxi apparve puntuale, guidato da un uomo sulla cinquantina, dal sorriso rassicurante. «Dove vai di corsa, ragazzo?» chiese, mentre Marco si infilava sul sedile. «Stazione Termini, il prima possibile!» rispose, controllando di nuovo l’orologio. Il conducente, senza perdere tempo, accese il tassametro e partì, zigzagando tra le strade semivuote con abilità da veterano. «Non ti preoccupare, ti faccio arrivare in tempo», disse, lanciando un’occhiata complice allo specchietto.

    Il viaggio fu un susseguirsi di semafori verdi e scorciatoie segrete, mentre Marco teneva gli occhi fissi sul quadrante dell’orologio. Quando la vettura si fermò davanti alla stazione, mancavano solo cinque minuti alla mezzanotte. «Corri, ora!» lo esortò il tassista. Marco lanciò una banconota sul sedile, ringraziò a voce alta e si precipitò sui binari, giusto in tempo per vedere Giulia che, con le valigie in mano, stava per salire sul treno. «Aspetta!» gridò, affannato.

    Lei si voltò, e per un attimo sembrò esitare. Poi, un sorriso. Marco la raggiunse, la strinse forte e sussurrò: «Non te ne vai senza di me». Quando si separarono, il treno fischiò e si mosse lentamente. Ma questa volta, erano entrambi a bordo. Guardando attraverso il finestrino, Marco scorse il taxi ancora fermo, con il conducente che gli faceva un cenno di saluto. L’uomo aveva fatto più che portarlo a destinazione: gli aveva salvato l’amore.