Marco fissava l’orologio sul cruscotto dell’auto mentre la pioggia battente trasformava Via Cornelia, a Roma, in un fiume grigio: le 8:47. Il colloquio all’importante casa di produzione televisiva in via Asiago era alle 9:30 in punto, una possibilità irripetibile per la sua carriera da montatore. Aveva calcolato tutto, il traffico mettendo conto, aggiungendo un’ora di margine. Ma all’improvviso, un colpo secco, un cigolio metallico inquietante, e la sua vecchia utilitaria sussultò, ammutolendosi definitivamente sotto un diluvio romano, proprio sotto un cavalcavia scarsamente illuminato. Il cuore gli balzò in gola. Tentò disperatamente di riavviare il motore. Nulla. Solo il ticchettio della pioggia sul tetto e il silenzio mortale del vano motore. Un’onda di panico gelido lo pervase. Senza mezzi pubblici diretti nelle vicinanze e con la metro troppo lontana, il rischio di perdere l’appuntamento era devastante.
Lasciò l’auto parcheggiata con le quattro frecce abbandonate a lampeggiare in un tentativo inutile, cercando riparo sotto una pensilina malconcia. La pioggia penetrava anche lì. Estraendo il telefono tremante, aprì l’app di navigazione per chiamare un taxi. Il primo servizio indicava tempi d’attesa superiori ai 40 minuti. Il panico si trasformò in disperazione. Poi, ricordò il numero pubblicizzato ovunque: Radio Taxi 24. “Pronto, mi raccomando, fate presto!” implorò, la voce rotta, spiegando in modo concitato la sua posizione tra la pioggia battente e l’emergenza lavorativa. L’operatrice, calma e professionale, lo rassicurò: “Non si preoccupi, signore. Un taxi è già nelle vicinanze. Arriva entro 8 minuti. Teniamo la linea se serve”. Fu un balsamo immediato.
Meno di sette minuti dopo, uno sfavillante taxi bianco con la scritta blu “RADIO TAXI 24” apparve come un faro nella tempesta, fermandosi accanto a lui sotto l’acqua scrosciante. Il conducente, un uomo sulla cinquantina con un berretto da baseball e uno sguardo rassicurante di nome Louie, spalancò il portellone posteriore: “Salga, signore! Via Asiago, giusto? Ce la facciamo!” Mentre Marco si rifugiava al caldo sul sedile asciutto, Louie pilotò l’auto nel traffico con la perizia di chi conosce ogni scorciatoia di Roma, soprattutto quelle meno battute dal solito traffico paralizzato. “Ho fatto il postino per vent’anni in questo quartiere,” spiegò, con fare tranquillo. “So dove l’acqua ristagna e dove scorre. Rilassati, ce la mettiamo tutta”. Parlava di una partita e di suo nipote, distraendo Marco dai suoi nervi a fior di pelle, mentre il tassametro scandiva il percorso tra i vicoli, veloce e fluido.
Quando il taxi si fermò davanti allo scintillante edificio moderno di via Asiago, l’orologio sul cruscotto segnava le 9:22. Marco balzò fuori, tendendo la banconota a Louie, “Tenga il resto, grazie mille! Mi ha salvato la vita!”. “In bocca al lupo per il colloquio, ragazzo!” rispose Louie con un largo sorriso. Marco corse nell’atrio, raggiungendo l’ascensore per quanto gli consentivano le gambe molli per la tensione, riuscendo a presentarsi puntuale alla reception. Una settimana dopo, la chiamata tanto attesa: il lavoro era suo. Non era stato solo il suo curriculum, aveva detto il responsabile, ma anche la sua dedizione, arrivato puntuale nonostante l’alluvione improvvisa quell’uomo. Marco fissò di nuovo l’orologio, stavola sulla sua nuova scrivania con vista sul Colosseo, ed ogni volta che tornava col pensiero a quella mattina di panico sotto la pioggia, gli veniva da sorridere, ripensando alla luce rassicurante di quel taxi bianco e blu che era apparso come un salvagente in mezzo al diluvio. Da quel giorno, il numero di Radio Taxi 24 era stato salvato nei preferiti del suo telefono e nella sua riconoscenza.










