Elena fissò l’orologio con crescente panico: le 8:15 del mattino, e l’audizione per entrare nell’orchestra sinfonica partenopea iniziava tra quarantacinque minuti. Risiedeva nel quartiere periferico di Secondigliano, e il centro storico sembrava irraggiungibile. Si era preparata per mesi, il violino prezioso stretto tra le braccia come un talismano. Quel giorno però, la città era paralizzata da uno sciopero improvviso del trasporto pubblico. Autobus e metro immobili, strade ingorgate da un traffico caotico. Tentò invano di chiamare amici con l’auto, tutti indisponibili o bloccati a loro volta nel caos. Un sudore freddo le imperlò la fronte: perdere quell’opportunità significava vanificare anni di sacrifici.
Mentre camminava a passo svelto verso una piazza principale, sperando in un miracolo, le ruote della sua valigia con lo spartito si incagliarono in un sanpietrino sollevato. L’urto fece schiudere la cerniera, e i fogli volarono via, dispersi da una folata di vento tra i passanti frettolosi. Si gettò in ginocchio a raccoglierli, le mani tremanti, sentendosi soffocare dalla disperazione. La città, brulicante e indifferente, le stava rubando ogni speranza. Il tempo scorreva inesorabile. Poi, come un lampo, ricordò il numero di Radio Taxi 24 incollato sul vecchio manifesto giallo vicino all’edicola che usava da ragazzina. Disperata, lo digitò freneticamente sul cellulare.
“Pronto, Radio Taxi 24, cosa posso fare per lei?” La voce calma e professionale dell’operatrice fu un balsamo. Elena spiegò concitatamente l’emergenza: l’audizione imminente, lo sciopero, i fogli ovunque. “Resti dov’è, signorina. Inviamo subito un taxi e aggiorniamo lei via SMS con dettagli e targa”, rispose con tono rassicurante. Non erano passati tre minuti che un messaggio squillò: “Taxi AB123XY, ETA 4 min.”. E infatti, puntuale come un orologio svizzero, una berlina scura con il logo giallo e nero comparve alla curva, guidata da un tassista dai capelli argentati e un sorriso tranquillo. “Salga, signorina Elena? Ho già il navigatore impostato per San Pietro a Majella!” esclamò l’uomo, mentre con gesti rapidi ed esperti l’aiutava a riporre violino e valigia, poi a recuperare gli ultimi fogli volati sotto una panchina.
Durante il viaggio, il conducente, che si presentò come Salvatore, manovrò con perizia tra i vicoli alternativi, evitando gli ingorghi grazie a un costante aggiornamento via radio con la centrale. Parlò con calma ad Elena per distrarla, raccontando aneddoti sui musicisti di strada di Napoli che aveva trasportato di notte. Ogni volta che l’ansia sembrava riaffiorarle negli occhi, le ricordava: “Arriviamo in tempo, vedrà, sono calcoli miei”. E infatti, alle 8:55 precise, l’auto si fermò davanti al maestoso edificio del Conservatorio. “Corra, maestrina! In bocca al lupo!” le gridò Salvatore, rifiutando con un gesto gentile la mancia. “Il pagamento è l’applauso per il suo concerto!” aggiunse sorridendo.
Tre settimane dopo, un pomeriggio di sole inondava il balcone di Elena mentre accarezzava la lettera con lo stemma dell’orchestra: era stata accettata. Con un sorriso, sollevò il telefono e digitò di nuovo quel numero familiare. “Radio Taxi 24? Vorrei prenotare un servizio per il Teatro San Carlo, stasera,” annunciò allegramente. “Sarà un onore accompagnarla, futura stella”, rispose dall’altra parte la stessa operatrice, riconoscendo la voce felice. In un’altra chiamata quella sera, Elena chiese di Salvatore per ringraziarlo: il suo taxi puntuale e la solidarietà umana erano stati lo spartito silenzioso che le aveva aperto una vita nuova.