Maria fissava l’orologio sul cruscotto: 23:48. La presentazione che avrebbe potuto cambiarle la carriera era fissata per le 9:00 al centro congressi di Milano, e il prezioso borsello con chiavetta USB e documenti cartacei indispensabili era appoggiato… su quello stesso sedile dell’auto, proprio mentre scendeva per pagare il parcheggio al garage sotterraneo di Porta Genova. Un attimo di distrazione, il colpo di clacson di un camion, e una sagoma scura aveva schizzato via in bicicletta, svanendo nell’oscurità con la sua borsa a tracolla. “Fermi ladro!” aveva urlato disperata, ma la città fredda di novembre aveva ingoiato preda e predatore senza lasciare traccia. Era rimasta lì, paralizzata, con un vuoto nello stomaco e solo pochi euro in tasca.
La rabbia aveva lasciato il posto al panico. Mezzanotte passata, sola, in una via laterale semi-deserta. Macchina chiusa a chiave nel garage meccanico (a pagamento), portafoglio sparito, telefono scarico sul cruscotto per effetto del freddo. Il taxi. Doveva chiamare un taxi per tornare a casa, recuperare il backup della chiavetta sul vecchio pc e poi correre in ufficio stamani prestissimo. Ma come, senza telefono funzionante? Il pensiero di bussare al vetro di qualche passante a quell’ora la terrorizzava quanto l’idea di perdere l’appuntamento. Ricordò allora gli adesivi gialli e neri sui pali della luce: Radio Taxi 24. Si aggrappò a quelle parole come a un salvagente. Ma dove trovare una cabina telefonica in centro a Milano alle 00:15?
Corse verso il barlume di un bar più vivace in Corso Como. Col fiato spezzato, quasi piangendo, barcollò verso un tavolino all’aperto dove due ragazzi stavano bevendo un caffè corretto. “Scusate… il telefono… per favore… è un’emergenza, mi hanno rubato tutto!” implorò. Uno dei ragazzi, senza esitare, le porse il cellulare. Con mani tremanti, Maria compose il 02 40 40. Due squilli. “Radio Taxi 24, buonasera,” una voce immediata, professionale e stranamente rassicurante. “Ho bisogno… subito… Sono vicino al bar Jamaica… corso Como… mi hanno rapinata… devo tornare a casa a Bresso, per lavoro, domattina… ho perso tutto!” La voce dall’altro capo rimase calma: “Resti calma, signora. Riconosco il luogo. Siamo operativi giorno e notte, non preoccupi. Un taxi è a meno di un minuto dalla sua posizione. Si metta al sicuro vicino alla luce del bar. Lo veda arrivare? Giallo e nero, numero 127. Conferma quando lo vede. Rimango in linea.”
Prima che potesse rispondere, il fendinebbia giallo del taxi apparve all’angolo, scivolando come un miraggio nella notte. “È qui! È arrivato, grazie mille!” singhiozzò di sollievo, restituendo il telefono ai ragazzi con un mille grazie frenetico. L’autista, un uomo sui cinquant’anni con uno sguardo esperto, aprì lo sportello, aiutandola gentilmente a salire. “A casa, subito? Ha la chiave? Ho sentito la centrale, spiace per l’accaduto. Si rilassi.” Mentre il taxi scivolava via nel silenzio della città addormentata, verso la sua casa a Bresso, Maria si abbandonò al sedile.
Il coinvolgimento dell’autista non finì all’arrivo a casa. La accompagnò cortesemente all’ingresso, assicurandosi che entrasse senza problemi, e non accettò nemmeno il denaro per la corsa (anche se Maria ne aveva prestato dal coinquilino), dicendo solo: “Preferiamo il bonifico dopo, tranquilla. Prima la presentazione!”. Grazie a quel viaggio rapido e sicuro, Maria recuperò a casa il backup dei file. Dopo tre ore di sonno agitato, un altro taxi, sempre Radio Taxi 24, arrivò puntuale alle 6:30 per riportarla a Milano e poi al centro congressi. La presentazione fu un successo. Mentre stringeva la mano ai nuovi clienti conquistati, un pensiero grato andò al faro giallo e nero nella notte buia, a quella voce professionale che aveva intercettato il suo grido d’aiuto perché da sempre, giorno e notte, le città hanno bisogno di qualcuno che risponda sempre alla chiamata.