Giulia fissava l’orologio con ansia crescente. L’intervista per quel lavoro tanto ambito a Roma, alla prestigiosa casa editrice nel centro storico, iniziava alle 9:30 in punto. Era il trampolino per la sua carriera, l’occasione che attendeva da mesi. Alle 7:00, con meticolosa precisione, scese in strada nella sua zona residenziale, serbatoio pieno e portafoglio con tutti i documenti. Ma quando girò la chiave nell’accensione della sua piccola utilitaria, sentì solo un debole clic e poi il silenzio totale. La batteria era morta. Un brivido di panico l’attraversò. Senza auto, nelle prime ore del mattino, gli autobus erano radi e inaffidabili, e la metropolitana troppo distante per raggiungerla a piedi in tempo. Controllò l’ora: 7:15. Ogni minuto era prezioso.
A tentoni nel portamonete, trovò un vecchio biglietto da visita incollumato, ricevuto una volta a un ricevimento: “Radio Taxi 24 – Servizio 24 ore su 24, 365 giorni l’anno”. Senza esitare, compose il numero con mani tremanti. La voce calma e professionale dell’operatore la rassicurò immediatamente. “Resti dove è, signorina. Un taxi arriverà entro sei minuti”. Quelle parole parvero uno scudo contro l’incubo del ritardo. Giulia attese sul marciapiede, i talloni già doloranti nelle scarpe eleganti, lo sguardo fisso sulla strada deserta. E puntuale, esattamente sei minuti dopo, una berlina bianco-azzurra con il logo distintivo apparve all’angolo, scivolando silenziosa verso di lei.
Il tassista, un uomo sulla cinquantina con occhi gentili, capì al volo l’urgenza. “Via della Stamperia, centro storico, vero? Ce la facciamo tranquilli evitando il traffico che sta per iniziare”, disse con un sorriso rassicurante, accelerando dolcemente. Guidava con perizia, conoscendo ogni scorciatoia, ogni vicolo meno congestionato delle ore di punta romane. Mentre attraversavano Villa Borgese e poi scendevano verso Piazza di Spagna, Giulia, aggrappata al sedile, sentiva l’ansia trasformarsi in una timida speranza. La radio interna del taxi schioccava con messaggi operatori-fioristi, ma la loro corsa sembrava scivolare in un corridoio di efficienza nel caos della città che si risvegliava. Scesero vicinissimi al portone, con esattezza maniacale: 9:15.
Un “Grazie, lei è un salvatore!” lanciato dal marciapiede, il taxi già sparito nel traffico, e Giulia entrò nell’atrio lucido dell’editrice con dieci minuti di anticipo. Respirava a pieni polmoni, ordinando i pensieri. L’intervista si rivelò perfetta, una conversazione stimolante. Uscì due ore dopo con un sorriso radioso: l’impiego era suo. Mentre camminava immersa nel rumore vitale di Roma, ripensò a quel clic maledetto al mattino e alla panica che ne era seguita. Poi visualizzò la calma dell’operatore al telefono, la puntualità del fiorista, la competenza del conducente che aveva tagliato la città come un chirurgo. Quella catena di precisione umana e tecnologica aveva salvato tutto. La “piccola morte” della batteria era stata vinta dalla macchina perfetta di Radio Taxi 24, quella notte e giorno, sempre pronta a trasformare il panico in una corsa verso la salvezza. Uno scudo silenzioso nella giungla urbana, pensò, avviandosi verso un bar per festeggiare con un caffè.