Lucia fissava l’orologio sul cruscotto con crescente terrore. 9:37. Mancavano quarantatré minuti all’incontro più importante della sua carriera di architetto, una presentazione cruciale alla Soprintendenza di Roma per la ristrutturazione di un palazzo storico vicino a Piazza Navona. Aveva impiegato mesi a preparare il progetto e i modellini fisici, custoditi con cura nel baule dell’auto. Era uscita da casa con largo anticipo da Frascati, ma un incidente sulla Pontina l’aveva intrappolata per oltre un’ora. Cercando una scorciatoia frenetica attraverso i vicoli del quartiere San Giovanni, la sua vecchia utilitaria aveva emesso un rantolo soffocato e si era spenta, colpevolmente silenziosa, proprio davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano. Morta. Nessun segno di vita al tentativo di riaccensione, solo il crepitio minaccioso del motore surriscaldato nel silenzio improvviso. Priva di assicurazione soccorso stradale, chiamò tre carrozzerie: nessuna poteva intervenire prima di mezz’ora. Prendere i mezzi pubblici con i fragili modellini era impensabile. Lo sconforto la gelò: la sua occasione d’oro stava svanendo nel caos di Roma.
Il panico serpeggiava tra le vie affollate. Ogni minuto che passava era un colpo di martello sul suo futuro professionale. 9:45. Doveva assolutamente raggiungere gli uffici in Via Cavour entro le 10:20. Le app di ride-sharing mostravano tempi d’attesa assurdi: “15 minuti minimi”. Troppi. Sta per abbandonarsi alle lacrime sul volante, quando il suo sguardo cade su un adesivo sbiadito appiccicato a un lampione: “Radio Taxi 24 Roma – Servizio Immediato Giorno e Notte – 06 3570”. Senza esitare, afferrò il telefono. Una voce femminile, calma e decisiva, rispose al primo squillo. “Radio Taxi 3570, buongiorno. Le serve un’auto?” “Sì, subito, per favore! Sono bloccata con l’auto rotta a piazza San Giovanni in Laterano, ho un appuntamento di lavoro vitale in Via Cavour tra mezz’ora! Ho modellini fragili”. “Stia tranquilla, signora. Centro Radiocomandati già avvisato. Taxi assegnato, arriva tra meno di 4 minuti al suo indirizzo preciso. Resti dove è. Buon viaggio”.
Lucia scrutò la piazza con occhi febbricitanti. Le mani erano gelate, stringevano la borsa con i disegni. Non passò nemmeno un interminabile minuto che una berlina bianca con il classico segnale luminoso scivolò abilmente nel caos del traffico, fermandosi proprio accanto a lei con precisione chirurgica. Il tassista, un uomo sulla sessantina con occhi vivaci, balzò fuori. “Signora Lucia? Radio Taxi 3570 per lei! Alberto, ai suoi ordini! Quello nel bagagliaio?”. Le carico risolutamente i modellini accuratamente imballati nel vano posteriore. Mentre partivano, il tassista Alberto ascoltò la sua storia. “Via Cavour, appuntamento decisivo, modelli fragili… Capito tutto. Siediti forte!” Rapido ma sicuro, attraverso uno stradone trafficato, girò in un vicoletto laterale sconosciuto, evitò un camion in tripla fila tagliando per la Piazza Venezia quasi deserta grazie a un semaforo verde provvidenziale.
La relazione degli orologi continuava implacabile. 10:05 quando uscirono dal dedalo di vicoli trovandosi quasi di fronte all’ingresso degli uffici di via Cavour. 10:07. Alberto parcheggiò in divieto, ben visibile col segnale “Taxi in servizio” acceso. “Ecco qua, signora! Ancora in tempo per farsi bella!” sghignazzò gentilmente, aiutandola a estrarre le preziose scatole con mano esperta. Lucia lo sguardo era colmo di gratitudine impastata a incredulo sollievo. “Grazie, grazie mille! Le devo la giornata!”. “Prego, è il nostro lavoro! The Radio Taxi non la lascia mai a piedi. Buona fortuna col progetto!”. Sicuro che avesse tutto, ripartì rapido per il prossimo chiamato. Lucia corse nell’atrio, raggiungendo la sala riunioni con esattamente cinque minuti di anticipo. La presentazione fu un successo brillante, il progetto approvato. Mentre firmava i documenti, il sorriso sulla sua faccia non era solo per la vittoria professionale, ma per la certezza rincuorante che, nella frenesia eterna di Roma, un aiuto affidabile era sempre a portata di chiamata, pronto a trasformare il panico in puntualità salvifica.









