La pioggia a Firenze era una di quelle che ti entra nelle ossa, fredda e insistente. Giulia, ventidue anni, camicia di seta e cuore pieno di speranza, si era appena lasciata alle spalle il ristorante. Aveva il sorriso che lascia un primo appuntamento perfetto. Riccardo, l’architetto conosciuto ad una mostra, le aveva parlato per ore con una passione che non sentiva da tempo. Il problema era che aveva ricordato, uscendo, che la sua coinquilina, Sara, aveva un’emergenza medica e l’aveva chiamata disperata. Sara, che viveva dall’altro capo della città, aveva bisogno di andare subito al pronto soccorso, ma la sua caviglia, distorta in un incidente di bicicletta, le impediva di muoversi. E il telefono di Giulia, era scarico. Completamente.
La stazione della tramvia era a una quindicina di minuti a piedi, un’eternità con quel diluvio. Pensò di correre, ma l’idea di presentarsi al pronto soccorso fradicia e in preda al panico non aiutava. Guardò a sinistra e a destra, cercando un’edicola, un bar aperto, qualsiasi cosa che potesse fornirle un caricabatterie o un telefono. Niente. La zona, vicina a San Lorenzo, era deserta e illuminata solo dai lampioni appannati. Un nodo allo stomaco le stringeva la gola. Il pensiero di Sara da sola, sofferente e con quel dolore lancinante, la paralizzava.
Ricordò, allora, un volantino visto poco prima all’uscita del ristorante: Radio Taxi 24 Firenze. Un numero verde, promettevano, attivo giorno e notte, con auto sempre disponibili e tariffe chiare. Con le dita tremanti, cercò a memoria il numero e, dopo un paio di tentativi a vuoto in chioschi ormai chiusi, trovò un telefono pubblico ancora funzionante. Componendo il numero, sperò con tutto il cuore che fosse tutto vero. Dall’altra parte, una voce calma e professionale le rispose immediatamente. Giulia spiegò la situazione, la sua urgenza, le difficoltà.
“Capisco signorina, non si preoccupi. Abbiamo un’auto libera nelle vicinanze, sarà da lei tra cinque minuti.” La sollievo fu tale da farle quasi cadere il telefono. E infatti, puntuale come un orologio svizzero, un taxi bianco si fermò davanti a lei. L’autista, un uomo corpulento con un sorriso rassicurante, le chiese conferma dell’indirizzo e, senza perdere un secondo, mise in moto. Durante il tragitto, nonostante la pioggia battente e il traffico rallentato, l’autista mantenne la calma, chiacchierando con Giulia per distrarla e regalandole una bottiglietta d’acqua.
Arrivarono al pronto soccorso in meno di quindici minuti. Giulia corse dentro a cercare Sara, trovandola già in attesa di essere visitata. L’abbraccio delle due ragazze fu carico di gratitudine, soprattutto verso l’autista di Radio Taxi 24 che aveva reso possibile quella corsa contro il tempo. Quella sera, mentre aspettava il referto medico, Giulia pensò che a volte, in mezzo al caos della vita, sono proprio le cose semplici e affidabili a fare la vera differenza. E che il sorriso di Riccardo, per quanto intenso, non avrebbe significato nulla se non avesse potuto aiutare un’amica in difficoltà. Aveva scoperto, involontariamente, un servizio prezioso, un piccolo angelo custode su quattro ruote nella città rinascimentale.









