**Milano, notte fonda**
Marco fissava l’orologio sul cruscotto dell’auto con crescente ansia: le 3:17. La batteria della macchina era morta nel parcheggio deserto di Porta Romana, e lui era bloccato lì, con il telefono quasi scarico e un’emergenza da affrontare. Suo padre, ricoverato all’ospedale Niguarda, aveva avuto un improvviso peggioramento, e l’infermiera aveva chiamato poco prima urgendogli di arrivare prima possibile. “Devo esserci,” ripeteva tra sé, ma i taxi in zona sembravano irreperibili a quell’ora.
Con le mani che tremavano, aprì l’app di **Radio Taxi 24** e prenotò una corsa, sperando in un miracolo. Due minuti dopo, il suo telefono squillò: “Taxi in arrivo tra 5 minuti, signore. Resti dove è.” Il sollievo fu immenso, ma il tempo sembrava non passare mai. Finalmente, i fari di una Mercedes nera illuminarono il buio. L’autista, un uomo sulla cinquantina con uno sguardo rassicurante, lo fece salire senza perdere un secondo. “Dove devo andare?” chiese, già accelerando.
Per tutto il tragitto, Marco si agitava sul sedile, controllando i messaggi dal reparto. L’autista, vedendo la sua angoscia, prese una scorciatoia abilmente, evitando i pochi semafori notturni di Milano. “Mio padre è lì, non so se…” iniziò Marco, ma la voce gli si spezzò. “Arriviamo, tranquillo,” rispose l’uomo, guidando con una sicurezza che sembrava annullare ogni ostacolo.
Quando il taxi si fermò davanti all’ingresso del pronto soccorso, Marco gettò i soldi e corse dentro, senza nemmeno prendere lo scontrino. Solo più tardi, dopo aver saputo che suo padre era stabile, si ricordò del taxista. Tornato a casa all’alba, trovò un messaggio nell’app: “La ringraziamo per aver scelto Radio Taxi 24. Speriamo che tutto sia andato bene.” Sorrise, pensando a quell’uomo che, senza esitare, lo aveva portato dove serve, nel momento giusto. Quella notte, il suo angolo di città non era sembrato così desolato.
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