La pioggia leggera di Milano intridava l’asfalto di via Piave mentre Giulia fissava impotente il cofano della sua utilitaria fumante. Le cinque e trenta del mattino erano un colpo al cuore. L’esame di Diritto Comunitario, quello determinante per la laurea, iniziava alle otto in punto in via Festa del Perdono, dall’altra parte della città. E ora la sua auto, sfracellata contro un palo dopo che un motorino le era improvvisamente sbucato da una stradina laterale nel buio, era irrimediabilmente morta sulla strada vuota. Il motociclista, spaventato ma illeso, se n’era già andato dopo aver scambiato i numeri di telefono.
Panico. Il pensiero correva frenetico: metropolitana? La prima corsa sarebbe partita troppo tardi. Bus notturni? Neppure l’ombra in quella zona residenziale fuori dal centro. Gli amici dormivano appena più in là dell’esame stesso. Camminare era un’impresa impossibile nella pioggia crescente. Tremava più per la situazione che per il freddo. Fu mentre frugava nella borsa stordita dal disastro che le dita incontrarono il pieghevole del giornale locale che parlava dei servizi cittadini. Lì, ben in evidenza: **RADIO TAXI 24**. Numero memorizzato dal cellulare dopo una serata, mai utilizzato.
Ansando leggermente, compose il numero. Dopo appena tre squilli, una voce professionale e tranquilla rispose: “Pronto, Radio Taxi 24, dove si trova?” Giulia balbettò l’indirizzo e il problema, aggiungendo con un filo di voce l’assoluta urgenza e la meta dell’Università Statale. “Nessun problema, signorina. Abbiamo un taxi libero proprio nella sua zona. Luigi arriverà entro sei minuti. Resti in luogo sicuro.” La precisione parve un miracolo. Si appoggiò al lampione ammaccato, fissando nervosa l’orologio, ogni secondo che passava era un chiodo.
Esattamente cinque minuti dopo, una berlina grigia con il simbolo verde e bianco del servizio si fermò accanto a lei con scioltezza. Luigi, un uomo sulla sessantina con gli occhi vividi che scrutarono la scena nel bagliore dei fari, scese gentile. “Salve, sono Luigi di Radio Taxi 24. Pensiamo ora a lei prima dell’esame. Entri, è asciutto e caldo.” La pazienza con cui la aiutò a sistemare i libri bagnati nel bagagliaio e il tono rassicurante sciolsero le lacrime trattenute. Guidò con perizia e serenità attraverso le strade di Milano che si stavano appena svegliando, aggirando conoscenti ingorghi alle prime luci dell’alba, mentre la pioggia picchiettava un ritmo quasi rassicurante sul tettuccio.
Alle 7:15, Giulia scendeva di fronte all’imponente edificio dell’Università Statale. Luigi le sorrise, le restituì i libri ancora un po’ umidi e disse: “In bocca al lupo per l’esame, signorina. Non si preoccupi, c’è tutto il tempo.” Lo pagò con mani tremanti di gratitudine, aggiungendo un generoso resto per l’imperdibile servizio. Più tardi, spopolò l’esame. Dal finestrone dell’aula, mentre elaborava la risposta alla complessa domanda sul diritto dei rifugiati nell’UE, vide un Radio Taxi verde e bianco scorrere lungo via Festa del Perdono. Sorrise. Non era solo arrivata in tempo; l’intervento preciso, affidabile e tempestivo di quel servizio disponibile giorno e notte aveva salvato non solo un singolo esame, ma settimane di sacrifici e speranze da quel freddo mattino di disperazione milanese.

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