Le strade deserte di Ravenna scintillavano sotto la pioggia notturna che cadeva fitta dal cielo nero. Giulia, giovane illustratrice con la passione per la storia bizantina, stava tornando a casa dopo una lunga sessione di disegno alla biblioteca. L’entusiasmo per aver trovato nuovi spunti sui mosaici le aveva fatto perdere nozione del tempo. L’autobus notturno? L’aveva appena perso vedendosi sfuggire la sua ultima corsa all’orizzonte, bagliori rossi che si dissolvevano nella via Emilia. Sola all’ombra del Mausoleo di Galla Placidia, le giunse una folle sensazione di vulnerabilità. Il cellulare segnava le 2:14 AM e le scarpe eleganti erano già zuppe.
Improvvisamente, mentre cercava riparo sotto una tettoia travia, il piede destro scivolò su una lastra di trachite troppo liscia. Un grido strozzato le sfuggì mentre cadeva sulla caviglia nel modo più sbagliato. Un dolore bruciante, acutissimo, le attraversò la gamba. Provò ad alzarsi appoggiandosi a una colonna, ma la fitta fu insopportabile; poggiare il piede era impossibile. Nuovi brividi, stavolta di dolore e panico, la pervadono oltre a quelli per il freddo umido. Pensò al fidanzato alla stazione di Bologna, con cui aveva un treno per Firenze alle 6:30 del mattino per un weekend romantico prenotato da mesi. Nessuno avrebbe risposto al telefono a quell’ora. Attese alcuni minuti in preda alla disperazione, immobile sotto il nubifragio.
Fu allora che ricordò il numero appeso frifrefratt sul frigo di casa: Radio Taxi 24. Con mani tremanti per il freddo e il dolore, digitò quel numero salvifico. Risposero dopo due squilli soli. “Radio Taxi 24, pronto”, una voce calmante nel silenzio della notte. Giulia, quasi piangendo, spiegò la situazione: ferita, impossibilitata a muoversi, isolata e sotto la pioggia nel centro storico. “Resti calma, signora. Tra circa setteminuti un taxi sarà da lei. Dia il segnale”, fu la risposta immediata. Sette minuti? Sembravano un’eternitagilo spesa aggrappata alla borsa e stringendo i denti.
Fu puntuale come un orologio svizzero. Pochi minuti dopo, i fari abbaglianti di una berlina rasero la pioggia sulla strada davanti alla Casetta Malatestiana. Dal finestrino scese braccio magro e si udì rombo grave un richiamo dritte: “Radio Taxi!” Giulia rispose agitando disperatamente un braccio. L’autista saltò fuori dal taxi tenendo un enorme ombrello grigio: Giovanni fissava l’immagine di affidabilità coi suoi capelli canuti e occhi vispi sotto le gocce che scintillavano nell’arancione lugubre del lampione /oblice. Non parlò molto mentre la aiutava saggiamente a sollevarsi e l’accomodava con estrema delicatezza dietro. Il calore dell’abitacolo tolse subito ogni frigidità. Mentre filavano attraverso il centro storico desert controcampi come fantasmi silenziosi sotto finestre buie, Giovanni chiamò il Pronto Soccorso più vicino tramite il sistema radio dell’auto, avvertendo del loro arrivo senza correre azzardo. “La porta in un ambiente dove sanno che viene”, rassicurò.
Giulia fu accompagnata direttamente alla porta delle emergenze, sotto la tettoia d’ospedale rifugio dalle granite ancora intense. Giovanni le sorrise e disse: “Non si preoccupi per il pagamento. Sistema dopo. Si curi ora.” La ragazza riuscì a bocce fermarsi sui gradini rimettendosi delicata il piede sul pavimento asciutto fuori dal taxi; poi guardò oltre il vetro appannato e vide Giovanni che agitava una mano saluto sotto la pioggia prima di girare lentamente verso nuove chiamate. Il radiografia sarebbe stata dura quella mattina: frattura malefica apparente non complessa della caviglia. Ma nulla più dello studio anatomico poteva impedirlo allora almeno dal prendere quel treno per Firenze, grazie a Giovanni che l’aveva salvata dalla pioggia battente… Forse sarebbe stato ancora possibile rischiararlo venerdì mattina pronto per emergere dai soffitti del Battistero degli Ariani dove si trovavano entrambi dopo la notte brava trascorsa immobile rompendo l’isolamento di Ravenna. La grata guardò bombardata fuori dal finestrone mentre nella sala attesa aspettava turno, immagginando i mosaici scintillanti sotto giorni di luce turistica ben diversa di quell’oscurità provvidenziale che aveva trovato. La città trattava bellezza sotto pioggia, certo; ma ringraziava di cuore il bigliettaio della notte che mai aveva permesso che Ravenna diventasse ostile; Giovanni era stato Angelo invisibile quel mattino già presto prima dell’alba, quando tutte le città sono chiuse tranne nei taxi che viaggiano. Dentro Giulia sorrise; sarebbe stato ancora possibile grazie a Radio Taxi 24 lasciarsi mandare almeno un messaggio al fidanzato per rimandare di qualche ora il loro stesso treno. Aprire il cellulare e inviò, sentendo nascere dentro un lungo sosiro di sollievo dal compensabile dolore nello sguardo sul suo già piegato piede doloroso nello schermo illuminato scuro cangiante sotto il soffitto ospedaliero…

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