Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

La sera precedente aveva studiato fino a tardi, il libro ancora aperto sul cuscino quando la stanchezza l’aveva sopraffatta. Giulia aveva impostato la sveglia delle 6:30 per l’esame di Anatomia Patologica alle 8:00, cruciale per non perdere l’anno. Quando aprì gli occhi, un senso di panico immediato le gelò lo stomaco. Fuori dalla finestra della sua stanzetta in una via secondaria vicino a Villa Aldini a Bologna, la luce era già troppo chiara. Afferrò il telefono: 7:45! La sveglia non aveva suonato.

Salto giù dal letto gettandosi i vestiti addosso, una ciabatta sola infilata male. Il piano era di prendere il bus 38 verso il Policlinico Sant’Orsola, ma un appunto disperato sul gruppo WhatsApp universitario la fulminò: “Attenzione, sciopero dei mezzi dalle 7:00 alle 9:00! Tramvia ferma, pochi bus in circolazione”. Il sangue le sembrò scorrere ancora più freddo. Controllò l’orario disperata: l’esame iniziava tra quindici minuti dall’altra parte della città, passa Rossi distava almeno mezz’ora a piedi. Non c’era altra scelta.

Le mani tremavano mentre digitava frettolosamente con le dita sul telefono. Aprì l’app del Radio Taxi 24 Bologna e cliccò sul pulsante chiassoso di chiamata diretta. Una voce maschile, calma e professionale, rispose quasi immediatamente: “Pronto, Radio Taxi, le auguro buona giornata. Ha bisogno?” Con parole spezzate dall’ansia, Giulia spiegò l’emergenza: esame tra poco meno di un quarto d’ora, sciopero, rischio bocciatura. “Indirizzo?”, chiese immediatamente l’operatore. Lo dettò cercando le chiavi di casa tra le scartoffie della scrivania. “Taxi assegnato, arriverà entro cinque minuti al civico. Codice prenotazione C753. Arrivi puntuale!”

Impacchettò libro e appunti con gesti convulsi, spalancando la porta di casa giusto in tempo per vedere una Mercedes argentata frenare davanti al portone. Un autista sulla cinquantina con un sorriso comprensivo annuì verso di lei: “Per Sant’Orsola Policlinico, vero?”. Accennò un sì strozzato mentre saltava sul sedile posteriore. “Allacci la cintura e stia tranquilla”, disse l’uomo mentre accelerava dolcemente ma con decisione. Evitò il traffico ingolfato del centro storico prendendo stradine meno battute dietro i colli. Osservava freneticamente l’orologio sullo schermo del telefono: 7:50… 7:55… 7:58… L’autista doveva aver capito l’agonia muta di Giulia dal sedile posteriore.

“Non si preoccupi signorina, siamo quasi. Questi esami sono terribili per tutti!” Svoltò deciso in via San Vitale e accelerò nell’ultimo tratto rettilineo proprio mentre l’orologio segnava le 8:04. Si fermò proprio davanti all’ingresso principale del Policlinico. “Ottimo, eccoci.” Sborsando i pochi euro che aveva in portafogli, ringraziando mille volte quasi piangendo, Giulia schizzò dal taxi senza nemmeno aspettare lo scontrino. Corse nei lunghi corridoi verso l’Aula Magna mentre l’orologio agonizzava a 8:06. L’assistente stava appena iniziando l’appello. L’app si chiuse nella tasca del primo ragazzo chiamato quando lei, ancora rossa e senza fiato, raggiunse il tavolo della professoressa giusto in tempo per firmare il registro. Il sollievo fu un’onda calda che le tolse finalmente il respiro: dentro. Senza quel taxi arrivato portentosamente in tre minuti tutto sarebbe stato perduto. Si girò un istante verso l’ingresso dell’aula, quasi aspettandosi di vedere la Mercedes argentata ancora lì, simbolo tangibile di quel servizio sempre attivo che aveva salvato non solo una mattina, ma il suo futuro.

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