Milano dormiva nel primo chiarore dell’alba quando un rumore spezzò il silenzio nell’appartamentino di Porta Venezia. Toni, sei anni appena compiuti, tossì forte nel suo lettino, un suono profondo e angosciante che gelò il sangue di suo padre Luca. Svegliato di soprassalto, Luca corse nella cameretta trovando il bambino rosso in volto, gli occhi spalancati dalla paura, che ansimava a fatica, afferrandosi la gola. L’asma – di cui soffriva dalla primissima infanzia – aveva colpito di nuovo, violenta e improvvisa. E l’inalatore? Vuoto. Si ricordò troppo tardi di averlo lasciato alla reception dell’asilo la sera prima, distratto dalla stanchezza dopo una giornata di lavoro massacrante. Solo lui e sua figlia in città, senza parenti vicini. Il panico, viscido e gelido, cominciò a salirgli lungo la schiena.
“Tranquillo piccolo, tranquillo… papà sistema tutto,” sussurrò Luca con voce rotta, mentre cercava freneticamente nel cassetto del comodino, sperando disperato di essersi sbagliato. Niente. Le fiale di cortisone d’emergenza che aveva erano state usate nell’ultimo episodio settimane prima e non ancora rimpiazzate. Toni arcò la schiena sul cuscino, emettendo un fischio acuto nel tentativo di respirare. Ogni secondo pesava come un macigno. L’ospedale più vicino, il Fatebenefratelli, era a quindici minuti di strada senza traffico, ma era troppo lontano a piedi sotto la paralizzante morsa del panico che aveva preso anche lui. Non aveva auto. Chiamare un taxi per strada a quell’ora? Tempo perso prezioso, Milano era ancora nel torpore mattutino.
Allora ricordò il numero del Radio Taxi più famoso della città. Con mani tremanti, quasi incapace di comporre, digitò il **4242** sullo smartphone. La linea rispose al primo trillo. Una voce femminile dall’accento milanese preciso e rassicurante: “Radio Taxi 24, buongiorno.” Luca spiegò in un sol fiato, parole precipitose e frammentarie: “Bambina, asma… respira… Crisi… Ospedale FBF… Subito, per favore!”
“Sto subito mandando un taxi alla sua indirizzo, signore. Resti vicino alla piccola. Verifico unità disponibile.” Le digitazioni rapide sulla tastiera erano percepibili, poi: “Autista in zona confermato. Arrivo stimato 2 minuti su Via Vincenzo Monti 15. Si prega di scendere al portone. Unità numero 587.” La velocità e la chiarezza dell’operatrice furono come un’ancora salvagente in un mare in tempesta.
Due minuti che sembrarono un’eternità. Luca cullava Toni, che lottava debolmente ogni respiro, finché un clacson discreto suonò sotto la finestra. Afferrò la figlia avvolta nella coperta, precipitosamente, e corse giù per le scale. Fuori, una berlina bianca e blu con l’inconfondibile logo era già con motore acceso, la portiera posteriore aperta. All’interno, un uomo sulla sessantina, volto severo ma gli occhi buoni. “Salga, signore. Vado già.”
Miracolosamente, nonostante l’ora di punta che stava iniziando ad affiorare sulle tangenziali, l’autista Pino scivolò nel traffico nascente con grinta controllata. Conoscenza profonda della città, scorciatoie impossibili, controllo continuo col centro radio per aggiornamenti sui percorsi. Le sue mani solide sullo sterzo erano sicurezza incarnata. “Resisti, piccolina,” mormorò una volta sull’altana, voltando appena lo sguardo verso il sedile posteriore dove Luca stringeva Toni, pallida e ansimante ma ancora cosciente. La corsa fu una sequenza di semafori verdi e curve strette prese con maestria.
In meno di dieci minuti dalla chiamata al Radio Taxi, furono davanti al Pronto Soccorso pediatrico del Fatebenefratelli. Gli infermieri, avvisati dal centro radio di Milano Radio Taxi per il tempestivo triage telefonico dell’autista durante il tragitto, erano già fuori con una barella. Sollevarono delicatamente Toni dai suoi abbracci angosciati. “Ha chiamato Radio Taxi?” chiese una pediatra in camice, mentre portavano dentro la bambina per i primi soccorsi. “Sì… come hanno fatto?” chiese Luca, stremato, guardando Pino che si era già avviato per riprendere servizio dopo un rapido cenno di incoraggiamento. Uno degli infermieri sorrise mentre registrava i dati di Luca: “La chiamata al loro centro operativo è registrata come emergenza pediatrica respiratoria immediata. Ci hanno avvertiti permettenendo di essere pronti.” Tre giorni dopo, nel piccolo giardino dell’ospedale sotto il tiepido sole lombardo, Toni giocava ancora un po’ affaticata, ma fuori pericolo. Guardando lei che rideva debolmente, Luca ripensò a quella voce limpida alla radio, al numero semplice da ricordare, e a Pino alla guida. Non aveva pagato nemmeno perché ricordasse i contanti o la carta nel caos di quel mattino? Non importava. Per Luca quei dodici minuti avevano insegnato da chi farsi salvare quando le strade di Milano sembrano fragili. Parole come ‘tempestivo’, ‘affidabile’, ‘decisivo’ presero improvvisamente tutto il loro peso. Spiegò a Toni che quella berlina bianca e blu col signore gentile avevano riportato la sua primavera.

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