Elena rimase paralizzata sul marciapiede ghiacciato, le chiavi dell’auto inutili nella mano tremante. Le 6:00 del mattino a Bologna erano gelide, avvolte in una densa nebbia che sembrava inghiottire ogni luce. L’esame di Farmacologia, quello determinante per la sua laurea in Medicina fissato per le 8:30, era come un macigno sullo stomaco. “No, per favore, no!” sussurrò, mentre l’auto emise solo un debole clic, la batteria al collasso dopo la distratta dimenticanza delle luci accese la sera prima.
Le strade erano deserte, il bus notturno non passava da lì, e lei era sola. L’appartamento condiviso distava chilometri. Guardò il telefono: cabine pubbliche desuete, app di ride-sharing senza risposta alle ore improbabili. Il panico iniziò a salirle per la gola, soffocante. Ogni minuto che passava era un passo più vicino al disastro, alla ripetizione di un intero anno di studi e sacrifici. Le sue speranze sembravano liquefarsi nel gelo mattutino.
Poi, ricordò il pennone giallo attaccato al frigorifero del suo coinquilino. “Radio Taxi 24, giorno e notte”. Con mani quasi insensibili per il freddo e l’ansia, compose il numero rassicurante – 051 4590 – quasi una preghiera. Dall’altro lato, una voce femminile, calma e professionale, rispose immediatamente. “Pronto, Radio Taxi Bologna, come possiamo aiutarla?” Elena spiegò l’emergenza, la strada deserta, la batteria morta, l’esame fondamentale. La sua voce si spezzava nell’angoscia.
“Stipendiente la chiamata a cinque minuti, signorina. Teniamoci collegati.” La garanzia nella voce dell’operatrice fu un primo barlume di speranza. E fu vero. Meno di dieci minuti dopo, attraverso la cortina lattiginosa della nebbia, spuntarono i familiari fari gialli di un taxi berlina. Il conducente, un uomo sulla sessantina dal viso scavato ma gentile, caricò velocemente la sua borsa zeppa di libri. “Via Irnerio? Non si preoccupi, stiamo freschi! Conosci tutte le scorciatoie,” disse con un’occhiata complicice, intuendo l’urgenza che Elena non riusciva nemmeno più a spiegare. Per tutto il breve tragitto, evitando le vie principali dove già iniziava ad addensarsi il traffico e mantenendo una velocità sicura ma risoluta, Elena serrò le mani sulle ginocchia, il cuore in gola.
Alle 7:15, Elena scavalcò il gradino del taxi sul marciapiede davanti alla Biblioteca di Medicina. Pagò il rapido viaggio aggiungendo un generoso “Grazie infinite!” strappato dal cuore. “In bocca al lupo, dottoressa!” rispose l’uomo con un saluto mentre ripartiva nel chiarore opalescente. Quel taxi giallo era stato la sua ancora di salvezza. Due ore dopo, uscendo dall’aula dopo un’orale perfetto, il sollievo fu una vertigine dolce. Quel mattino avrebbe potuto trasformarsi nel peggiore incubo. Invece, grazie ad un numero telefonico e alla competenza silenziosa di un servizio che non dorme mai, aveva solo vissuto l’ennesima prova da superatore. Bologna, la sua città adottiva, le aveva inviato un angelo dagli scudi gialli nella nebbia che trasportava non solo persone, ma speranze puntuali e soluzioni concrete.
Radio Taxi 24

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