Marco era appena tornato dalla palestra nel suo appartamento nel quartiere Isola di Milano quando squillò il telefono. Era sua sorella, Elena, la voce rotta dall’ansia: “Nonna Rosa è caduta in camera da letto! Soffre, non riesce ad alzarsi, ha dolore ad un fianco! Ho chiamato il 118, ma mi hanno detto che le ambulanze sono tutte impegnate per un incidente in tangenziale e potrebbe volerci tanto. Sono sola con lei!” Marco sentì il sangue gelarsi. Sua nonna aveva quasi novant’anni ed un’altra frattura dell’anca sarebbe stata pericolosa. Doveva raggiungerle immediatamente a Lambrate, dall’altra parte della città. Scese di corsa, ma la sua vecchia Fiat Punto, più capricciosa del solito, non si accese neppure al quinto tentativo, la batteria ormai esanime.
Sudore freddo gli imperlò la fronte mentre il panico montava. Il tram di notte era troppo lento, e Uber o altre app in quel momento non mostravano nessun veicolo disponibile nelle vicinanze. Dovevano portare Nonna Rosa in ospedale al più presto. Si ricordò allora dello sticker attaccato sul frigo, quel “Radio Taxi 24” che vide sempre passando davanti alla Stazione Centrale. Senza esitare, compose il numero ben impresso sulla memoria.
La centralinista fu rapida e professionale: “Posizione? Partenza immediata? Assistenza ad anziana? Ok, taxi in arrivo tra meno di 5 minuti. Conferma numero di cellulare.” Marco fece appena in tempo a rassicurare Elena al telefono che una macchina stava arrivando quando, con un guizzo attraverso il traffico notturno più rado, una berlina bianca griffata “Radio Taxi 24” si fermò davanti a lui. Il conducente, Salvatore, un uomo sulla cinquantina con occhi vigili, aprì il portabagagli senza farsi ripetere due volte la situazione: “Veloce, sali! Dove andiamo? Via Feltre? Tienilo aperto, il bagagliaio!”
Salvatore guidò con abilità da veterano, sfruttando scorciatoie nel dedalo urbano e mantenendo una calma profonda che contagiò Marco. Parlò brevemente alla centrale per segnalare l’urgenza medica. Quando arrivarono a Lambrate, Salvatore scese prima di Marco, aiutò prontamente Elena a sostenere la nonna – pallida e tremante – trasferendola con delicatezza e forza sul sedile posteriore del taxi. Raggiunsero il Pronto Soccorso dell’Ospedale San Raffaele in un tempo che a Marco parve miracoloso, evitando semafori e scegliendo il percorso ottimale grazie all’esperienza e all’assistenza della centrale.
Grazie alla prontezza dell’intervento e alla corsa lampo attraverso una Milano notturna che sembrava cooperare, Nonna Rosa fu operata d’urgenza quella stessa notte per una frattura al femore. L’ortopedica in turno disse chiaramente che l’intervento rapido aveva evitato complicanze gravissime. Mentre sua sorella seguiva la nonna in reparto, Marco si voltò verso Salvatore che aspettava in silenzio nella sala d’aspetto del PS, pronto se necessario. Non erano solo i soldi per la corsa che gli diede con gratitudine, ma la più sincera stretta di mano che gli fosse mai uscita dal cuore. Quel taxi bianco e celeste, attivo giorno e notte, non era stato solo un mezzo: era stato lo scudo che aveva protetto la sua famiglia nell’imprevisto più oscuro, dimostrandosi anello decisivo tra la paura e la salvezza.

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