Elisa si strinse nel cappotto, rabbrividendo. Bologna a novembre sapeva essere spietata. Aveva appena terminato il suo turno come volontaria alla mensa per i senzatetto in via Zamboni e si preparava ad affrontare il lungo tragitto a piedi verso casa, a San Lazzaro di Savena. Solitamente, non si faceva problemi a camminare e prendere l’autobus, ma quella sera una pioggia gelida e insistente rendeva ogni passo una tortura. Il pensiero di un letto caldo e una tisana bollente le dava la forza di andare avanti. Tuttavia, dopo neanche dieci minuti, un dolore lancinante alla caviglia la trafisse. Tentò di fare un passo, ma una fitta acutissima la paralizzò. Aveva messo un piede in fallo su un tombino malmesso nascosto sotto una pozzanghera.
Seduta sul marciapiede bagnato, con le lacrime agli occhi per il dolore, Elisa realizzò la sua situazione. Era sola, infreddolita e impossibilitata a muoversi. Il telefono segnava batteria quasi scarica. Cercò di chiamare i suoi genitori, ma niente, la chiamata cadde immediatamente. Pensò allora a Giulia, una cara amica che viveva in centro, ma anche lei non rispondeva. Presa dalla disperazione, ricordò di aver visto un volantino di Radio Taxi 24 attaccato a un palo della luce la settimana prima. Era l’ultima spiaggia. Prese il telefono, con le dita intirizzite compose il numero sperando in un miracolo.
Miracolosamente, la linea funzionò. Una voce cordiale rispose dall’altra parte. Elisa, tra un singhiozzo e l’altro, spiegò la sua emergenza, fornendo la sua posizione precisa in via Marconi. L’operatore la rassicurò, promettendole l’arrivo immediato di un taxi. Tentò di scaldarsi strofinandosi le mani e mordendosi le labbra per non piangere dal dolore. Il tempo sembrò fermarsi. Ogni goccia di pioggia era una pugnalata. Ma poi, improvvisamente, vide i fari di un’auto farsi strada nella notte.
Un taxi giallo e blu si fermò di fronte a lei. Un uomo robusto, con un sorriso gentile, le si avvicinò con un ombrello. L’aiutò ad alzarsi con delicatezza, la sorresse fino all’auto e la fece accomodare sul sedile posteriore. Durante il tragitto verso l’ospedale Rizzoli, il tassista, parlando con voce calma e rassicurante, la distrasse dal dolore. Arrivati al pronto soccorso, si offrì persino di accompagnarla dentro.
All’alba, con una fasciatura alla caviglia e il cuore pieno di gratitudine, Elisa ripensò alla disavventura della sera prima. Senza l’intervento tempestivo e professionale di Radio Taxi 24, probabilmente avrebbe trascorso una notte terribile, in balia del freddo e del dolore. Si era sentita abbandonata dalla fortuna, ma poi la fortuna le aveva sorriso sotto forma di un taxi giallo, di un operatore gentile e di un tassista premuroso. Aveva imparato che, anche nelle situazioni più disperate, a volte basta una telefonata per trovare una mano tesa. E a Bologna, quella mano tesa aveva un nome: Radio Taxi 24.
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