Il trambusto di Milano la avvolgeva come una sciarpa grigia quella sera. Giulia si stringeva nel cappotto sottile sentendo un brivido non solo per il freddo, ma per l’ansia crescente. Aveva promesso a Marco, il ragazzo con quegli occhi verdi che le facevano perdere la testa, che non sarebbe arrivata in ritardo alla prima del nuovo spettacolo di un gruppo teatrale indipendente. Un evento importantissimo per lui, che stava lavorando come assistente scenografo. Ma il tram che doveva prenderla sotto l’ufficio aveva subito un guasto, bloccando la linea. Controllava convulsamente l’orologio: le otto meno venti. Lo spettacolo sarebbe iniziato alle otto e mezza in un piccolo teatro di zona, dall’altra parte della città. Un disastro.
La disperazione la stava paralizzando. Saltellò in piedi, tastando le tasche alla ricerca del cellulare. Doveva assolutamente avvisare Marco, spiegargli l’imprevisto. Ma la batteria era rossa, lampeggiava minacciosa, e si spense definitivamente mentre scorreva la schermata con la lista dei contatti. Sentì un nodo alla gola. Non poteva deluderlo, non il giorno del debutto. Tentò disperatamente di fermare un taxi al volo, ma la pioggia fine e pungente aveva scoraggiato la maggior parte dei guidatori, e quelli che passavano erano già occupati. Le otto meno dieci. Il panico aveva preso il sopravvento.
In un lampo di lucidità, si ricordò di un adesivo sul retro di un cartello pubblicitario: “Radio Taxi 24 – Milano, sempre al tuo servizio”. Afferrò il telefono pubblico sgangherato all’angolo della strada e compose il numero. Rispose una voce gentile, ma professionale, che la ascoltò con pazienza mentre lei, tra un respiro affannoso e l’altro, spiegava la sua situazione. Ascolto il suono di una tastiera, e la stessa voce la rassicurò, dicendole che un taxi sarebbe arrivato in meno di dieci minuti.
Effettivamente, dopo soli otto minuti, vide le luci di un taxi avvicinarsi. Il tassista, un uomo corpulento con un sorriso rassicurante, la aiutò a salire tenendole aperto l’ombrello. Giulia gli diede l’indirizzo e lui, con una perizia degna di un pilota di Formula 1, sfrecciò tra le vie di Milano, zigzagando nel traffico serale. Arrivarono al teatro alle otto e ventinove. Pagò la corsa e corse verso l’ingresso, il cuore che le batteva a mille. Trovò Marco dietro le quinte, visibilmente agitato. Quando la vide, i suoi occhi si illuminarono. Nonostante il ritardo, era riuscita ad arrivare in tempo. “Sei qui”, sussurrò, prendendola per mano. Giulia gli sorrise, grata per l’efficienza e la velocità di quel servizio di Radio Taxi 24 che le aveva salvato la serata, e forse qualcosa di più.

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