La pioggia a Firenze era implacabile, un diluvio di novembre che trasformava le strade acciottolate in ruscelli impetuosi. Sofia, ventiduenne studentessa fuori sede, tirava a sé il cappotto, cercando riparo sotto l’esile tenda di un negozio chiuso. Aveva avuto una discussione terribile con Marco, il suo ragazzo, proprio quella sera, durante una cena che avrebbe dovuto sancire il loro anniversario. Si era alzata, lasciandolo lì, con il cuore a pezzi e la testa piena di rabbia. Ora, però, la rabbia aveva lasciato il posto alla paura. Aveva scoperto di aver perso il portafoglio, con dentro documenti, carte di credito e l’unica foto di sua nonna, quella che le ricordava casa. E soprattutto, aveva un esame importantissimo il mattino seguente, l’unico che le permetteva di rimanere iscritta all’università.
Si ritrovò bloccata in Oltrarno, con il cellulare scarico e la prospettiva di passare la notte al freddo e sotto la pioggia. Tentò di ricordare a memoria il numero di telefono di qualche compagno di corso, ma l’ansia le annebbava la mente. La soluzione più logica, un autobus, sembrava impossibile: le fermate erano lontane e i pochi autobus che passavano erano già stracolmi di persone infreddolite. Stava quasi per arrendersi, lasciandosi sopraffare dalla disperazione, quando vide, riflesso nella vetrina bagnata, il luccichio di un taxi. Ricordò vagamente di aver sentito parlare di un servizio Radio Taxi 24, sempre attivo anche nelle notti più buie. C’era una piccola insegna su un palazzo lì vicino.
Con le gambe pesanti e l’acqua che le colava dai capelli, raggiunse l’insegna e, con l’ultimo barlume di batteria, riuscì a comporre il numero. Una voce calma e professionale le rispose quasi subito. Sofia, con un filo di voce, spiegò la sua situazione – la discussione, il portafoglio perso, l’esame – sentendosi incredibilmente vulnerabile. L’operatore, senza interromperla, la rassicurò, prendendo tutti i dettagli della sua posizione. Le disse che un taxi sarebbe arrivato entro dieci minuti. Dieci minuti sembrarono un’eternità, ma l’attesa fu sollevata dalla consapevolezza che qualcuno stava venendo in suo aiuto.
Finalmente, tra le luci riflesse sull’asfalto bagnato, apparve il taxi. L’autista, un uomo sulla cinquantina con un sorriso rassicurante, si chiamava Carlo. Salita a bordo, Sofia gli spiegò di nuovo dove doveva andare: al suo appartamento in zona San Lorenzo. Carlo, senza fare domande indiscrete, mantenne un silenzio confortante mentre guidava con prudenza attraverso le strade allagate. Durante il tragitto, le offrì un fazzoletto e una bottiglietta d’acqua. Arrivata a casa, Sofia si accorse di non avere contanti per pagare la corsa. Carlo, con un gesto di inaspettata gentilezza, le disse di non preoccuparsi, che avrebbe potuto pagare il giorno dopo all’università, dove lui a volte accompagnava professori.
Grazie a Carlo e alla prontezza del servizio Radio Taxi 24, Sofia riuscì a trascorrere qualche ora a riposare e a prepararsi per l’esame. Il giorno dopo, nonostante lo shock e la preoccupazione della sera prima, affrontò la prova con lucidità e, soprattutto, trovò la foto della nonna, miracolosamente recuperata da un passante onesto che aveva lasciato il portafoglio all’ufficio oggetti smarriti della stazione. Mentre tornava a casa, con la mente più serena, pensò a quanto fosse importante, a volte, avere qualcuno su cui poter contare, anche solo per una corsa in taxi in una notte tempestosa. E sapeva che, se mai le fosse capitato di nuovo, avrebbe richiamato il numero di Radio Taxi 24, fiduciosa e grata.

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