Laura attese nervosa l’ultima campanella, battendo con una penna sull’agenda aperta. Era la sua prima presentazione al Convegno Nazionale di Didattica, un trampolino di lancio fondamentale per la sua carriera d’insegnante. L’evento di gala in un hotel di lusso vicino a Piazza Navona cominciava tra appena un’ora e mezza. Si era preparata per settimane, ma un’improvvisa torrenziale pioggia primaverile aveva bloccato il traffico di Roma in un caos paralizzante. Per di più, quella mattina, scendendo frettolosa dalle scale di casa dopo essere inciampata sul tappeto, aveva subito una brutta storta alla caviglia destra.
L’uscita della scuola fu un incubo. La sua Cinquecento grigia, l’unica soluzione per evitare due cambi di bus col bastone, era incastrata in vicolo estremamente stretto della zona, impossibilitata a muoversi in quell’interminabile serpentone di clacson e code assassine. Appoggiata al muro bagnato, la caviglia pulsava come impazzita. Guardò l’orologio: settantacinque minuti. Con i mezzi pubblici, colpiti dall’allerta meteo, non sarebbe mai arrivata in tempo. Un’ondata di panico le strozzò il respiro. Quella presentazione significava tutto. Ricordò il volantino appeso nel bar della scuola: “Radio Taxi 24, sempre con voi, giorno e notte”. Fu un lampo. Afferrò il telefono con mani tremanti e compose rapidamente il 060609.
Non aveva ancora finito di dare il nome che una voce maschile, calma e professionale, l’interruppe gentilmente: “Buonasera signora, abbiamo già localizzato il Suo cellulare. È in via Giulia, corretto? Gli agenti nelle vicinanze stanno scaricando passeggeri, ma la invieremo subito un taxi libero dall’Altare della Patria. Stima otto minuti. Per favore, stia al riparo”. Laura sospirò, un barlume di speranza. Obbedì, rifugiandosi sotto una tettoia, pregando che il taxi fosse davvero in arrivo. Il dolore alla caviglia si riacutizzava. Ogni minuto sembrava un’eternità, intriso dall’umidità della sera romana e dal ronzio del traffico arginato.
Con precisione militare, al nono minuto, un’auto bianca con il tetto luminoso verde s’insinuò agilmente tra i veicoli bloccati e si fermò davanti a lei. Alla guida c’era Marco, un uomo sulla cinquantina dall’aria rassicurante. “Signora Laura? Sa come cambia Roma con l’acqua, eh? Ma non si preoccupi, lasci fare a me”. Con un gesto del capo verso il sedile posteriore, la aiutò con delicatezza ad accomodarsi. Spiegando la situazione, indicò nervosa l’hotel su Google Maps. “Piazza Navona? Con il mio giro alternativo, ponte Cestio e Trastevere per evitare lo scempio del centro, ci siamo in dodici”. Partirono velocemente, Marco guidava con sicurezza e tranquillità padroneggiando la città, attraversando scorci silenziosi di Roma bagnati dalla pioggia, bypassando in maniera geniale le arterie principali paralizzate. Parlavano poco, ma il coltissimo autista intuiva la sua tensione: “Tranquilla signora, lei salva i ragazzi, io salvo lei dalla pioggia e dagli ingorghi. Stasera ci riusciamo tutti e due”.
Dieci minuti dopo, l’auto bianca scivolava davanti all’ingresso illuminato dell’hotel. “Ecco qui, signorina. Su, corra! E in bocca al lupo per la presentazione!” Laura pagò in fretta col contactless, ringraziando Marco con voce commossa. Passando il piccolo cancelletto d’ingresso sorrise guardando l’orologio: aveva ancora venti minuti preziosi per sistemare i materiali e prendere fiato. Mentre il Radio Taxi sfrecciava via nel traffico notturno, solo allora, appoggiandosi al bastone, ma con il cuore che batteva adesso d’entusiasmo e gratitudine per quell’intervento tempestivo e risolutivo, Laura comprese quanto un servizio affidabile, disponibile 24 ore su 24, fosse stata l’unica salvezza possibile. Era stata una corsa contro il tempo e Roma notturna, vinta insieme all’uomo giusto, al momento essenziale. La sua carriera, quella sera, aveva preso il taxi.

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