Il profumo salmastro di Venezia le pizzicava le narici, ma Anna non se ne godeva la fragranza. Era persa, completamente e disperatamente persa tra i calli stretti e tortuosi, illuminate fiocamente dai lampioni. Doveva raggiungere l’ospedale Sant’Andrea entro mezz’ora, altrimenti avrebbe perso la possibilità di vedere suo nonno, ricoverato d’urgenza dopo un malore. Aveva lasciato l’auto in un parcheggio a Piazzale Roma, convinta di orientarsi a piedi con la mappa sul telefono, ma il labirinto di canali e passaggi stretti l’aveva inghiottita. Batteria del cellulare quasi scarica, lacrime agli occhi, e la paura che le stringeva la gola. Aveva provato a chiedere indicazioni, ma le persone che incontrava erano frettolose o parlavano solo un dialetto veneziano incomprensibile per una turista come lei.
Il telefono vibrò, mostrando un ultimo, drammatico 10% di carica. Un messaggio da sua madre: “Come va? I dottori dicono che nonno è cosciente ma ha bisogno di te.” Anna singhiozzò. Tentò di digitare “Aiuto!” su Google Maps, ma l’applicazione si spense, la schermata si fece nera. Si sentì crollare, sedendosi sul gradino di un antico palazzo, con le mani tra i capelli. In quel momento, ricordò il volantino che aveva preso all’aeroporto all’arrivo: Radio Taxi 24 Venezia, attivo giorno e notte. Con un gesto disperato, cercò il numero sul telefono e, miracolosamente, la chiamata partì.
Una voce calma e professionale rispose quasi subito. Anna spiegò la sua situazione con voce tremante, indicando vagamente il punto in cui si trovava, all’incrocio tra due calli anonime. La centralinista, incredibilmente paziente, le fece domande precise, cercando di ricostruire la posizione. “Stia bene, signorina, la aiutiamo noi. Manderemo un taxi immediatamente. Ci dia un riferimento, magari un ponte vicino.” Anna descrisse un piccolo ponte in pietra a pochi metri da lei. La voce dall’altro capo le disse di aspettare, promettendole che sarebbero arrivati in pochi minuti.
L’attesa le sembrò un’eternità, ma dopo cinque minuti sentì il rumore del motore di un taxi avvicinarsi. Immediatamente riconobbe il logo luminoso sul tetto. Un uomo corpulento, con un sorriso rassicurante, le chiese dove dovesse portarla. Anna, sollevata, indicò l’ospedale. Il tassista, con la sua conoscenza approfondita della città, la guidò attraverso un percorso impensabile, evitando le zone più affollate e scelte dai turisti, sfrecciando tra i canali su stradine segrete. Durante il tragitto, le parlò con tono pacato, raccontandole aneddoti di Venezia, facendola sentire più serena.
Arrivarono al Sant’Andrea con soli dieci minuti di ritardo. Anna corse al reparto, trovando suo nonno sveglio e sorridente. Stringendolo tra le braccia, si sentì rinascere. Uscendo dall’ospedale più tardi, fissò la luce del taxi Radio 24 che si allontanava tra le strade vuote. Aveva perso un appuntamento importante, ma grazie a quel servizio, aveva potuto salutare suo nonno. Un piccolo gesto, una chiamata tempestiva, ma che aveva fatto la differenza. A Venezia, in una notte carica di angoscia, aveva scoperto che a volte, un taxi può essere molto più di un semplice mezzo di trasporto.
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