Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Bologna di notte era silenziosa e un po’ inquietante. Eleonora, una ricercatrice trentenne, aveva appena lasciato il laboratorio universitario dopo una lunga sessione di lavoro. L’ultimo autobus per la sua zona era partito da mezz’ora e la sua auto, debitrice di un guasto al motore, riposava inutilizzata nel garage. Camminò veloce verso casa sotto i portici deserti, le luci dei lampioni creavano lunghe ombre che riflettevano la sua ansia. Doveva assolutamente riposare: alle 8 del mattino, all’aeroporto Marconi, l’attendeva un volo fondamentale per una conferenza internazionale sulla sua ricerca. Perderlo avrebbe significato compromettere anni di lavoro e una preziosa opportunità di carriera.

L’impazienza diventò panico quando, all’incrocio con via Zamboni, Eleonora inciampò in una buca malamente segnalata. Cadde pesantemente sul selciato umido, sentendo una fitta acuta alla caviglia. Provò ad alzarsi, ma il dolore era lancinante. Le strade erano vuote, il cellulare aveva solo il 5% di batteria, e nessun passante era in vista. Rimase seduta sul marciapiede, con la valigia accanto e il terrore di vedere svanire tutto. Pensò ai taxi, ma a quell’ora, isolata in quel punto, come trovarne uno? Poi ricordò: Radio Taxi 24.

Con mano tremante, compose il numero sul cellulare ormai allo stremo. La centrale rispose immediatamente, la voce calma dell’operatore una mannaia sul panico. “Pronto Radio Taxi 24, posso aiutarla?”, disse una donna in tono professionale. Eleonora descrisse la propria posizione e l’emergenza con parole spezzate. “Un taxi arriverà in cinque minuti. Resisti, stiamo mandando aiuto,” rassicurò l’operatrice. Appena chiusa la chiamata, il telefono si spense, ma Eleonora aveva un barlume di speranza.

Appena in tempo, una berlina bianca con il logo del servizio apparve all’angolo. Il tassista, un uomo sulla cinquantina con sguardo rassicurante, scese rapidamente e aiutò Eleonora ad alzarsi con delicatezza, poi sistemò la valigia nel bagagliaio. Durante il percorso, evitò semantiche dissestate per ridurre i sobbalzi e chiacchierò con Eleonora per distrarla, rivelando di aver trasportato tanti studenti e ricercatori in situazioni simili. “Di notte Bologna può essere traditrice, ma non rimarrà mai senza un taxi,” disse mentre sfrecciava lungo le strade illuminate.

Alle 6:30 del mattino, Eleonora varcò i cancelli dell’aeroporto appoggiata a stampelle, taxi pagato comodamente con carta grazie al pos a bordo. La riluttanza iniziale si era trasformata in gratitudine. Guardandosi indietro, fece un cenno al tassista che già si allontanava silenzioso nel traffico nascente. Grazie a quell’auto arrivata nell’oscurità, al radiocomando reattivo di una centrale attenta e a chi aveva visto un’emergenza e non solo un cliente, sedette sull’aereo col livido alla caviglia e il cuore leggero. Di Radio Taxi 24 avrebbe raccontato la precisione ai colleghi, ovunque fosse andata la sua ricerca.

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