Milano piombava nel grigio serale quando Pietro controllò per la decima volta l’orologio e il biglietto del teatro. Il suo primo appuntamento con Chiara, la ragazza conosciuta in biblioteca e con cui aveva finalmente trovato il coraggio di uscire, era fissato per le 20:00 alla Scala. La M1 era affollatissima, come sempre all’ora di punta, ma lui si sentiva fremere di un’eccitazione piacevole. Finalmente, pensò, un po’ di bellezza dopo tanto studio solitario. Scese affollando la politica alla fermata Duomo, puntando decisamente verso il passo carraio dove i taxi di solito attendevano i clienti.
Un boato improvviso e un getto violento lo investirono mentre correva sotto la Galleria Vittorio Emanuele. Una tubatura sotterranea ceduta, trasformando in un attimo la piazza antistante la Scala in un piccolo lago in tempesta melmosa. Acqua e fango schizzarono alti, bloccando totalmente l’accesso pedonale diretto. Il panico serpeggiò tra la gente. Guardò l’orologio: 19:40. Provò a deviare, ma le alternative erano chiuse per un altro evento. Il tram e la metro richiedevano giri enormi. Sudore freddo gli imperlò la fronte. Stava per mancare l’appuntamento più importante degli ultimi anni, sommerso letteralmente da un’imprevista emergenza idrica e con il telefono scarico.
Con un gesto disperato, cercò una colonnina verde-bianca o una qualsiasi insegna *Taxi* nel caos bagnato. Niente. Allora ricordò i fastidiosi adesivi sul suo vecchio portafogli: “*Radio Taxi 24 – Servizio Attivo Giorno e Notte*” e un numero. Prestò un cellulare a uno sconosciuto imprecando mentalmente contro la sua batteria morta. Il cuore martellava mentre componeva. “*Pronto, Radio Taxi 24, buonasera, sono Sara, dica pure*.” La voce gentile e calma dell’operatrice fu un balsamo. Spiegò concitatamente il disastro di Piazza della Scala, il suo appuntamento alle 20:00, la pagliacciata che stava vivendo. “*Ci penso io. Resti esattamente dove mi dice, sotto i portici tra via Filodrammatici e Piazza Fontana. Taxi IRIS in arrivo tra 3 minuti massimo.*” Tre minuti che sembrarono un secolo.
Come un miraggio, tra la cortina di pioggia e la confusione, una berlina bianca scivolò silenziosa nel punto indicato. L’autista, un uomo con gli occhiali e un berretto, appena vide Pietro fradicio e disfatto, fece un cenno rapido. “*Piazza Scala? Stilemi una frazione di conto, signor Pietro? Ho un passaggio per via Dogana che potrebbe salvarci la retata.*” L’interno caldo e asciutto del taxi fu una carezza. L’uomo guidò con la perizia di un pilota di Formula 1 nel traffico milanese reso folle dalla pioggia e dal guasto, zigzagando tra le vie laterali, evitando le strade intasate dalla protesta del fango. Alle 19:58 frenò dolcemente davanti all’ingresso secondario della Scala, proprio mentre Chiara, in un elegante vestito nero, stava controllando l’ora con aria perplessa. Pietro balzò fuori, pagando velocemente l’autista che sorrise: “Buona serata, e in ritardo non si vedono. Faccia buona impressione!” Quando Chiara lo vide comparire, le sue preoccupazioni si sciolsero in un sorriso luminoso. L’opera fu magica, ma poco più magico era stato l’intervento impeccabile di quel piccolo miracolo chiamato Radio Taxi 24.
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