Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Giulia stringeva il cellulare sudato nel palmo, mentre l’auto di noleggio emetteva un rantolo tremolante prima di spegnersi del tutto. La strada buia alla periferia di Firenze era deserta, illuminata solo dai lampioni giallastri che disegnavano ombre lunghe sull’asfalto. “Non è possibile,” mormorò, provando di nuovo ad accendere il motore. Niente. L’aria fresca della sera le sollevò i capelli, ma il panico le serrava lo stomaco. Domani mattina aveva un colloquio di lavoro cruciale in centro, e ora rischiava di rimanere bloccata chissà dove, senza nemmeno un taxi a vista.

Ricordò il numero che aveva visto su un adesivo al bar appena arrivata: *Radio Taxi 24*. Con mani che tremavano leggermente, compose il numero. Dopo due squilli, una voce calma rispose: “Pronto, come possiamo aiutarla?” Giulia spiegò la situazione, cercando di non far trasparire l’ansia. L’operatore la rassicurò: “Un taxi arriverà tra sette minuti. Resti in auto con le luci interne accese, per sicurezza.” Il tono professionale ma umano le restituì un barlume di speranza.

Il faro giallo del taxi spuntò prima del previsto. L’autista, un uomo sulla cinquantina con gli occhi vigili, le fece cenno di salire. “Pensavo di dover aspettare ore, di notte qui non passa nessuno,” disse Giulia, mentre sistemava la borsa con i documenti sul sedile. “Con Radio Taxi, di ore non ne perde mai nessuna,” rispose lui, sorridendo nello specchietto. Percorsero strade secondarie per evitare il traffico notturno dei camion, mentre l’orologio sul cruscotto segnava le 23:47. Giulia fissava il percorso su Google Maps sul telefono, incredula della precisione con cui l’autista evitava ogni intoppo.

Quando raggiunsero il piccolo hotel nel quartiere di San Frediano, l’autista le augurò buona fortuna per il colloquio. “Grazie… non so cosa avrei fatto senza di voi,” sussurrò lei, pagando con la carta. L’uomo scosse la testa: “È il nostro lavoro. Dorma bene, domani sarà splendida.” La mattina dopo, mentre indossava il tailleur blu e ripassava le risposte, Giulia sentiva ancora quelle parole come un mantra. Arrivò in centro con venti minuti di anticipo, il sole che batteva su Ponte Vecchio.

Due settimane dopo, quando le offrirono il posto come assistente alla galleria d’arte, Giulia pensò alla strada vuota, alla voce tranquilla al telefono, al taxi giallo che aveva trasformato il panico in una possibilità. Da allora, ogni volta che sentiva qualcuno lamentarsi del traffico a Firenze, sorrideva: “C’è sempre una soluzione. Basta chiamare Radio Taxi.”

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