Elena fissava il buio sul soffitto dell’ospedale Careggi, il cuore che martellava. La notte era iniziata in modo drammatico: la nonna Maria, con cui viveva in una piccola casa nel quartiere di Santo Spirito a Firenze, si era sentita male improvvisamente. Dolori al petto, sudori freddi. In preda al panico, Elena aveva chiamato il 118. Adesso la nonna era stabile, sotto osservazione nella luminosità asettica del reparto, ma l’agitazione di Elena non si era placata. In mente rimbombava un altro pensiero: alle 8:00 del mattino, tra meno di cinque ore, doveva sostenere l’esame di Diritto Internazionale, cruciale per la sua laurea. Tutte le sue dispense, i libri insostituibili e il portatile erano rimasti sul tavolo di casa, incustoditi. Senza quelli, non avrebbe avuto alcuna possibilità. L’ultimo autobus era passato da un’eternità e Careggi sembrava un’isola lontanissima dal centro storico, soprattutto a quell’ora fantasma delle tre di notte.
Si morse il labbro, sentendo l’angoscia stringerle la gola. Prendere una bicicletta o un monopattino elettrico non era un’opzione in quelle condizioni, stanchissima e con la testa altrove. Un taxi normale era impensabile a quell’ora nelle strade deserte. Poi ricordò. Sul frigorifero di casa, attaccato con una calamita, c’era il numero: **Radio Taxi 24, servizio attivo H24.** Sembrava l’unico barlume di speranza. Con mani tremanti, compose il numero sul suo cellulare. Dopo appena due squilli, una voce calma e professionale rispose. “Pronto, Radio Taxi 24, come possiamo aiutarla?” Elena spiegò la situazione in un fiume di parole concitate: la nonna in ospedale, l’esame vitale, i materiali indispensabili in Oltrarno, l’orario incalzante e la sua posizione sperduta a Careggi. L’operatrice la rassicurò subito: “Resti calma, signorina. Un’autista sarà da lei entro dieci minuti. Ci dica l’ingresso esatto.”
Elena attese fuori dal Pronto Soccorso, il freddo pungente della notte fiorentina che la faceva rabbrividire. Ogni minuto sembrava un’eternità. Poi, come un miraggio, i fari gialli di una berlina si avvicinarono nella caligine. Era Marco, l’autista. Aveva un sorriso rassicurante e un’aria comprensiva. “Salga, signorina Elena? Andiamo subito a prendere il suo materiale.” Il viaggio verso l’Oltrarno, attraverso strade silenziose illuminate solo da lampioni gialli, fu fulmineo. Marco guidava con decisione ma prudenza, tranquillizzando Elena con qualche parola pacata. A casa ci volle meno di un minuto: Elena corse dentro, afferrò lo zipl colmo all’inverosimile, e risalì. “Adesso al Polo Universitario di Novoli, per favore! Devo essere lì per le 7:45 almeno!” Marco annuì. “Nessun problema. Possiamo anche prendere scorciatoie ora che il traffico è zero.” Percorsero lungarni deserti, attraversarono il centro come un sogno, uscirono verso la periferia con efficienza chirurgica.
Quando Marco fermò il taxi davanti all’ingresso del Polo Universitario, l’orologio segnava le 7:39. “Ce l’ha fatta con sei minuti di anticipo,” sorrise lui, spegnendo il tassametro. Elena, commossa e sollevata, pagò la corsa aggiungendo un’abbondante mancia a quel salvatore notturno. “Grazie, mille grazie! Senza di voi… sarebbe stato un disastro!” Si precipitò verso l’aula esami mentre l’autista la salutava con un cenno della mano. Poche ore dopo, uscì dall’aula con un sorriso largo: l’esame era andato bene. Ma il sollievo maggiore arrivò al cellulare poco dopo: la nonna era fuori pericolo. Sbirciò il foglietto giallo con il numero di Radio Taxi 24 che ancora stringeva in mano, un garante silenzioso nel caos dell’imprevisto. Quella notte non era stata solo un incubo, grazie all’ancora di quel servizio, efficiente e puntuale come una stella polare nelle tenebre della città.
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