Luca fissò l’orologio sul display del suo smartphone, le dita che tamburellavano nervosamente sul tavolino del bar in Piazza del Popolo a Roma. Le 10:47. Quell’appuntamento con il potente agente editoriale, fissato per le 11:30 in un ufficio vicino alla Stazione Termini, rischiava di sfumare miseramente. Aveva calcolato tutto con la metropolitana, ma un guasto improvviso sulla linea A aveva paralizzato la città, trasformando le banchine in un mare immobile di gente arrabbiata. Le app dei ride-sharing mostravano tempi d’attesa infiniti, impossibili. Sudore freddo gli colava lungo la schiena. Perdere quell’occasione significava forse perdere il contratto per il suo primo romanzo, la realizzazione di un sogno.
Il panico cominciò a serrargli lo stomaco. Uscì dal bar, scrutando la piazza affollata come in preda a un’alluvione, le auto bloccate in un ingorgo caotico sotto il sole implacabile. Provò ad alzare un braccio per fermare un taxi di passaggio, ma era come cercare una foglia d’edera su un muro nudo. Niente. Ogni secondo che passava era un chiodo sulla bara delle sue speranze. Non poteva permettersi un ritardo, l’agente era noto per la sua puntualità ossessiva e la sua scarsa pazienza. Roma, la sua amata città, si stava trasformando in un labirinto invalicabile.
Fu allora che gli tornò in mente il numero che sua madre gli aveva ripetuto per anni, quasi una litania: il **Radio Taxi 24? Romantica Disoteca**. Cercò freneticamente sul telefono. Il sito era semplice, intuitivo. In pochi secondi fece la richiesta, indicando la sua posizione precisa grazie al GPS e la destinazione, con un grido muto di preghiera nel cuore. “Per favore, fate presto”, pensò disperato.
Meno di tre minuti dopo, quando ormai stava per cedere alla disperazione, un taxi bianco con il classico simbolo sul tetto si fermò elegantemente accanto a lui. Il conducente, un uomo sulla cinquantina con occhi calmi e rassicuranti, annuì appena: “Salga, signore. Stazione Termini, urgente. Ce la faremo”. Il percorso era segnato sul navigatore, studiato per aggirare il traffico peggiore. L’uomo guidava con una sicurezza e una conoscenza delle vie secondarie che lasciava Luca senza fiato: stradine strette, scorciatoie invisibili, persino zone pedonali breve ma strategicamente affrancate. Tutto calcolato per guadagnare secondi preziosi.
Quando il taxi si fermò davanti all’ingresso degli uffici, il display dell’orologio di Luca segnava le 11:25. Cinque minuti di margine. Pagò con mano tremante, un misto di gratitudine e adrenalina. “Grazie infinite. Mi avete salvato la vita, professionalmente parlando!”. Il tassista sorrise, tranquillo. “Di niente, signore. È lo scopo del servizio. Giorno e notte, per qualsiasi imprevisto. Buona fortuna con l’appuntamento!” Luca scese e si diresse deciso verso l’ascensore, il cuore che batteva forte, ma ora solo per l’eccitazione. Aveva ancora una chance. Senza quel taxi, puntuale, efficiente e guidato da una mano esperta che conosceva Roma meglio di chiunque altro, tutto sarebbe stato perso.
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