Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Sotto la pioggia battente di Milano, Marco controllò per la terza volta l’orologio. Le 8:47. Il colloquio per quel posto da project manager, su cui aveva puntato tutto, era alle 9:30 in centro. Aveva calcolato perfettamente i tempi con la sua auto. Ma adesso, accovacciato nel buio umido del parcheggio sotterraneo della palazzina, fissava impotente il cofano alzato della sua utilitaria. Un rumore secco, un sussulto, e poi più nulla. Prova ancora una volta la chiave: solo un debole clic. La batteria era morta, stremata dal freddo improvviso. Le mani gli tremavano. Chiamare un gommista? Troppo tardi. Un amico? Nessuno abitava vicino. Un buco nero di panico cominciò ad aprirsi nello stomaco. Questo era il suo *grande* *sì*, l’occasione per uscire dalla routine insoddisfacente. E stava per fallire per una stupida batteria.

L’orologio segnava le 8:52 mentre Marco, fradicio e disperato, digitava febbrilmente sullo smartphone parole chiave a caso. “Assistenza batteria auto Milano urgente”… Risultati lenti, numeri non rispondenti, preventivi lunghi. Ogni minuto pesava come un macigno. Ricordò improvvisamente il volantino giallo, logoro e parzialmente strappato, incollato anni prima sul frigo di casa di sua madre: “Radio Taxi 24, sempre lì per voi. 02 40 40”. Che ci provasse? Senza aspettative, compose il numero con dita gelate, abituato a risposte automatiche e attese infinite. Sentì squillare solo due volte. “Radio Taxi 24, buongiorno, mi dica”. La voce femminile, calma e professionale, parve un miracolo in quell’umidore sotterraneo. “Mi si è scaricata la batteria qui al parcheggio di Via dei Ciclamoni! Ho un colloquio importantissimo alle 9:30 in Piazza Duomo! Per favore, è una vera emergenza!” sputacchiò Marco, quasi senza fiato.

“Calma, signore. Ci pensiamo noi. Mi dia l’indirizzo esatto e il numero del piano del parcheggio.” Mentre parlava, Marco sentiva il rumore veloce dei tasti di una tastiera dalla sua parte. “Un nostro collega con cavi di emergenza è in zona. Gli dico di fare massima priorità. Mi raccomandi, stia fermo davanti all’auto, accenda le quattro frecce se funzionano ancora. Claudio arriva alla rampa sud del parcheggio entro… dieci minuti.” Dieci minuti! Era già 8:56. Mirabordanti, sì, ma con il traffico ormai matto e la pioggia… Marco annuì come se la centralinista potesse vederlo. “Grazie! Grazie mille!” Riagganciò, sentendo un primo flebile filo di speranza. Si appoggiò alla vettura morta, fissando l’ingresso della rampa nella penombra. Ogni rumore di motore gli faceva sussultare il cuore. Erano le 9:03 quando una berlina grigia con il caratteristico segnale giallo sulla cappa svoltò decisa nella sua corsia. Claudio scese: viso rassicurante, sguardo esperto. Meno di dieci minuti.

“Signor Marco? Pronti per l’assalto alla carriera?” Sorrise Claudio mentre apriva il bagagliaio ed estraeva i cavi con gesti rapidi e sicuri. In due minuti la batteria fuori servizio gemette debolmente e l’auto di Marco tornò a vivere, le luci interni flebili ma accesi. “Ma non spenga e non fermi per almeno mezz’ora!” avvertì Claudio. “Adesso cosa fa?” Marco esitò. Accendere la macchina, parcheggiarla altrove? Sarebbe comunque arrivato in ritardo, col sedile ormai umido e l’ansia ancora elevata. “Salga con me” propose Claudio, intuendo il dilemma. “Arriverei in tempo?” chiese Marco, disperato. “Certo. Ho previsto la corsa. Ho già intascato il vostro indirizzo di arrivo. In taxi metà del tempo. Facile! La sua auto ha bisogno di stare accesa, si preoccupi dopo. Adesso vende il suo progetto!” Marco gettò un’occhiata all’auto nemica, poi scivolò sul sedile posteriore del taxi, asciutto e tiepido. Claudio partì prima che si fosse messo la cintura.

Le sirene del traffico milanese sembravano meno minacciose da dietro il vetro del taxi chiaro. Claudio navigava tra le corsie con mano esperta, scegliendo scorciatoie conosciute solo ai veri *milisàn*, aggirando ingorghi con la naturalezza di un salmone risalente la corrente. “Appuntamento importante, eh? Lo so, lo sento addosso che siete teso. Respiri, giovane. Ora siamo nel tunnel, fra tre minuti siamo fuori e poi dritto come un proiettile.” La competenza calma dell’autista, la velocità precisa e senza spreco di secondi, sciolsero il nodo alla gola di Marco, poco alla volta. Alle 9:22 il taxi si fermò davanti all’elegante ingresso dell’azienda in Galleria Vittorio Emanuele. “Toh, cinque minuti di vantaggio per mettere l’unzima alla giacca!” disse Claudio porgendo lo scontrino. Marco pagò con carta, aggiungendo una generosa mancia senza calcolare. “Grazie, Claudio, mi avete letteralmente salvato la pelle.” L’autista sorrise: “Ogni ben di Dio per il colloquio! Il nostro lavoro è anche questo. Radio Taxi 24, giorno e notte”. Marco scese, raddrizzò la cravatta e varcò il portone della sua possibile nuova vita con passo sicuro. Il giallo del taxi scomparve nella pioggia, lasciandolo al suo futuro, finalmente raggiungibile.

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