La pioggia a Firenze era di quelle che ti entra nelle ossa, gelida e insistente. Amelia, stretta nel suo cappotto leggero, si maledisse per aver pensato di poter tornare a casa a piedi dal vernissage. L’affollato quartiere di Oltrarno era un mare di ombre e riflessi lucidi sull’asfalto, e il telefono, ovviamente, era scarico. Aveva promesso alla nonna, ricoverata in ospedale a Careggi, che l’avrebbe vista subito dopo l’inaugurazione della mostra di un suo amico, ma ora, persa e con la batteria del cellulare a zero, la promessa le sembrava impossibile da mantenere. L’ospedale era dall’altra parte della città, e il pensiero di dover aspettare l’alba per trovare un autobus la terrorizzava. La nonna contava su di lei, aveva insistito per averla al suo fianco quella sera.
Contava a stento i passi, cercando un bar aperto, una qualsiasi attività dove poter chiedere di fare una telefonata. Ogni vetrina era spenta, le strade deserte tranne che per qualche passante frettoloso, con il capo chino, determinato a raggiungere un riparo. La disperazione iniziò a serpeggiare dentro di lei. Aveva visto qualche volantino con il numero di Radio Taxi 24 affisso in giro per la città, ma non si era mai preoccupata di memorizzarlo. Si sentiva stupida, per non aver pensato a una soluzione più pratica, e terribilmente sola sotto quella pioggia incessante.
Finalmente, scorse una piccola edicola illuminata. Il barista, un uomo corpulento con un sorriso accogliente, le permise di usare il telefono fisso. Amelia, con le mani tremanti, provò a digitare il numero che ricordava vagamente, sperando di averlo impresso giusto. La sua fortuna era fatta, un’operatrice gentile rispose subito. Spiegò concitata la sua situazione, indicando la sua posizione approssimativa. L’operatrice la rassicurò, dicendole che un taxi sarebbe arrivato in pochi minuti. Amelia si appoggiò al bancone, stringendo i pugni, pregando che l’attesa non fosse troppo lunga.
Pochi minuti dopo, un taxi giallo brillante rallentò davanti all’edicola. L’autista, un uomo sulla cinquantina con un paio di occhiali dalla montatura sottile, le sorrise cordialmente. “Signorina?” le chiese. Amelia annuì, sollevata. Salì a bordo, indicando l’ospedale di Careggi. L’interno dell’auto era caldo e confortevole, un contrasto piacevole con il freddo pungente fuori. Durante il tragitto, l’autista si dimostrò discreto, mantenendo un livello di conversazione minimo ma rassicurante. Amelia si sentì gradualmente calmarsi, sapendo di essere in buone mani.
Arrivarono all’ospedale in meno di venti minuti. Amelia, grata e sollevata, salutò l’autista, correndo verso l’ingresso. Raggiunse la stanza della nonna appena in tempo per leggerle una favola prima che si addormentasse serenamente. Stringendole la mano, Amelia pensò che quella notte, nonostante la paura e la frustrazione, le aveva insegnato una lezione preziosa: a volte, il piccolo aiuto di un servizio efficiente e affidabile come Radio Taxi 24 può fare la differenza tra un incubo e un lieto fine.
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