Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Sofia sorseggiava un caffè in un locale di Trastevere, a Roma, guardando il Tevere luccicare sotto i lampioni. Era stata una serata piacevole con le amiche, piena di risate e ricordi di università. L’aria tiepida di giugno e le luci della città la riempivano di tranquillità. Spensero la festa verso l’una di notte, e mentre salutava il gruppo davanti al ristorante, il suo telefono squillò. Era sua madre, la voce rotta dall’ansia: “Nonna Maria è caduta in casa, l’hanno portata al Policlinico. È cosciente, ma devi venire subito!”.

Il panico gelò Sofia. Il Policlinico era dall’altra parte di Roma, i mezzi notturni radi come stelle in una notte nuvolosa, e non aveva l’auto. Provò a cercare un’app di ridesharing, ma i tempi d’attesa superavano i 30 minuti. Le mani le tremavano mentre inquadrava con gli occhi lucidi il lungotevere deserto. Ogni minuto perso era un coltello nello stomaco. Sapeva che sua nonna, ottantacinquenne, aveva bisogno che la famiglia fosse lì per qualsiasi decisione medica urgente. La disperazione stava per sopraffarla quando ricordò l’adesivo sulla cabina telefonica poco distante: “Radio Taxi 24, sempre in movimento”.

Con gesti frenetici, compose il numero. Una voce calda e professionale rispose immediatamente: “Radio Taxi 24, dimmi pure”. Sofia spiegò l’emergenza in tono concitato, dando l’indirizzo. “Taxi in arrivo tra cinque minuti, signorina. Resterà in linea fino al mio arrivo?” aggiunse l’operatrice con rassicurante precisione. Effettivamente, dopo soli quattro minuti, una Fiat bianca con la lampada gialla svoltò all’angolo. Il tassista, un uomo sulla sessantina di nome Enzo, fece un cenno rapido: “Sali, conosco la scorciatoia migliore!”. Mentre sfrecciavano per strade semideserte, Superò semafori con prudente maestria, infilandosi nel reticolo di vicoli attorno a Piazza Navona evitando il traffico residuo. “Tranquilla, la Nonna è in buone mani, e noi pure lo saremo in un lampo”, disse ridacchiando delicatamente.

Appena ventisei minuti dopo la chiamata, Sofia varcò l’ingresso dell’ospedale correndo. La nonna, pallida ma sorridente nel letto della sala osservazione, strinse la sua mano debolmente: una frattura al polso, nulla di irreparabile. Sofia esalò un respiro che le scosse le spalle, stringendo con gratitudine il biglietto che Enzo le aveva dato uscendo dal taxi dopo aver rifiutato la corsa gratuita con un “Paga solo quando puoi, signorina. Quello che conta è la salute”. Fuori dalla finestra, il taxi scompariva nella notte, un angolo giallo e affidabile per chiunque piombasse nell’imprevisto come un raggio esatto di luce nel buio.

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