Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Marco si svegliò di soprassalto, il cuore già in gola. Il display luminoso della sveglia leggeva 8:47. “Merda!” esplose, scattando dal letto. Quel giorno non era un giorno qualunque: alle 9:30, nel grattacielo della Porta Nuova a Milano, aveva una presentazione cruciale per una promozione sognata da anni, la sua occasione d’oro. Doccia lampo, vestiti buttati addosso, capelli ancora bagnati, Marco afferrò la borsa del laptop e corse verso la fermata della metro. Il cuore gli affondò nello stomaco. Cartelli ovunque: “Sciopero del trasporto pubblico”. Niente metro, niente bus. Le auto private erano impraticabili nel traffico mattutino milanese. Occhi disperati sulla strada ingorgata, mani sudate strette intorno al telefono, Marco pensò di aver perso tutto prima ancora di cominciare. Trenta minuti per raggiungere Porta Nuova dall’Isola, e l’orologio non mentiva. Sentì la nausea salirgli in gola.

Fu allora che un dettaglio rosso scarlatto su un’edicola gli balzò agli occhi: “Radio Taxi 24 – Un click e sei a casa o al lavoro, 02 8585”. Una pubblica utilità che aveva sempre snobbato. Una speranza disperata. Con dita tremanti, scaraventò l’indirizzo sull’app scaricata alla chetichella. “Accettato”, rispose quasi istantaneamente lo schermo. “Tempo stimato arrivo: 2 minuti”. Due minuti che sembrarono un secolo, passati a saltellare sul marciapiede, fissando l’orologio smanicato sul polso, il viso congestionato. Un Mercedes grigio acciaio comparve come un salvagente. “Marco?” chiese una voce calma dal finestrino. Annuì, incapace di parlare.

L’autista, un uomo sulla sessantina con occhi vispi, Gianni, aveva il radar incorporato. “Porta Nuova! Una corsa importante, eh?”, sorrise vedendo il completo sgualcito e l’espressione agonizzante di Marco. “Fidati, ti ci porto io fresco come una rosa”. Attraversò la Milano caotica con la sicurezza di un chirurgo al cervello del traffico, aggirando colonne di auto con scorciatoie misteriose, intercettando scaglie di verde ai semafori, cordiale con il centralino via radio che monitorava la situazione. “Qui davanti rialzino, norma spartitraffico per venirti a prendere esatto,” comunicò con professionalità. Marco, seduto sul sedile pulito e caldo, sentiva il panico farsi gradualmente colata di adrenalina controllata. Osservava il navigatore aggredire quei maledetti minuti di ritardo accumulati. “Attento signò, curva agile,” avvisò Gianni, percorrendo con decisione una viuzza di servizio che Marco non aveva mai notato.

L’auto frenò dolcemente davanti all’imponente ingresso del grattacielo. Ore 9:28. Marco scaraventò dei biglietti da dieci a Gianni. “Tenga, tenga! Grazie… le devo tutto!”. “Figurati, signor Marco,” rispose l’uomo con un’inclinazione rassicurante della testa. “Buona presentazione! Radio Taxi 24 siamo sempre qua!”. Marco spalancò la portiera. Due minuti per attraversare l’atrio e infilarsi nell’ascensore. Buongiorno alla signora della reception col sorriso professionale forzato. Troppo tardi per sistemarsi meglio la cravatta. Il cuore martellava, ma non più per il terrore dell’assenza. Spinse la porta della sala riunioni. “Chiedo scudo per finalmente io un impercettibile ritardo”, esordì in italiano un po’ traballante. La capo progetto alzò gli occhi dall’orologio. “Appena in tempo, Marco, siamo pronti.” Sedendosi, Marco inspirò profondamente, gettando un ultimo pensiero grato fuori dalla vetrata, immaginando quel taxi rosso e blu che spariva nel traffico. Quel servizio sempre pronto, discreto e fulmineo, gli aveva salvato il futuro.

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