Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Lorenzo sentì il cuore in gola guardando l’orologio sul telefono: 23:47. L’importante colloquio con il Professore Rinaldi, quello che poteva aprirgli le porte del prestigioso master a Milano, era fissato per mezzanotte in punto in via Zamboni, nel cuore di Bologna. Aveva studiato mesi, preparato tutto nei minimi dettagli. Ma l’ultima riunione di gruppo per la tesi era andata oltre ogni previsione, e ora si trovava bloccato nella periferia nord, a Corticella, con la sua vecchia 500 in panne – la batteria aveva deciso di mollare proprio mentre ripartiva. Gli autobus notturni erano radi come fantasmi e nessuno dei suoi amici rispondeva al telefono. Il panico iniziò a serrargli lo stomaco; perdere quell’appuntamento, dopo tanto sforzo, sarebbe stato devastante per il suo futuro.*

In preda alla disperazione, Lorenzo ricordò il numero pubblicizzato ovunque: *Radio Taxi 24*. Con mani tremanti composto il 051 – 37 27 27 quasi senza speranza, temendo tempi d’attesa biblici a quell’ora. Invece, dopo soli due squilli, una voce calma e professionale rispose: “Radio Taxi 24, buonasera. Di che ha bisogno?”. “Aiuto! Devo essere in via Zamboni 33, centro storico, entro mezzanotte! Sto a Corticella, via Stalingrado 15, macchina ferma! È urgentissimo!”. La voce all’altro capo rimase impassibile: “Tranquillo signore, ho un taxi libero a due minuti da lei. Arriva. Resti dove si trova”. Un sopravvissuto di peso gli cadde dalle spalle mentre attaccava.*

Tre minuti dopo, un faro tagliò il buio della strada periferica: un’auto bianca con la classica livrea giallo-nera del Radio Taxi e il logo “24h”. L’autista, un uomo sulla cinquantina con lo sguardo esperto, fece un cenno rassicurante. “Lei Lorenzo? Salga, facciamo presto!”. Mentre Lorenzo balzava sul sedile posteriore, l’autista consultò rapidamente il navigatore concentrato. “Centro a quest’ora… Con il traffico normale sarebbe un’impresa. Ma conosco una scorciatoia, anche se è un po’ stretta. Si tenga forte!”. La macchina partì con decisione, immettendosi con perizia nel labirinto di vie secondarie del centro storico, ignorando le ZTL ormai spente, sfruttando vicoli e passaggi che solo un tassista navigato poteva dominare con tanta sicurezza.*

Lorenzo guardava sfrecciare i lampioni illuminati e le torri storiche al buio, sentendo scorrere i secondi come macigni. 23:54… 23:56… Il taxi virò bruscamente in una viuzza angusta, quasi sfiorando i muri dei palazzi secolari per poi sbucare miracolosamente proprio di fronte al Palazzo che cercava. “Eccoci, Dottore!”, annunciò l’autista con un sorriso divertito, frenando dolcemente davanti al numero 33: l’orologio della piazza segnava 23:59. “Corra, che è vicino!”*

Lorenzo lanciò un mucchio di banconote al tassista, senza nemmeno aspettare il resto, gridando un “Grazie, mi ha salvato la vita!” prima di sparire nel portone aperto. Raggiunse l’ufficio del Professore con trenta preziosissimi secondi di anticipo, sudato e col cuore in tumulto, ma presente. Il colloquio andò benissimo. Uscendo, guardò di nuovo la piazza illuminata: il taxi bianco e giallo era sparito, silenziosamente, come un angelo custode della notte bolognese. Quella voce calma al telefono e quell’autista capace erano stati il suo salvagente. *Radio Taxi 24*: efficiente, affidabile, decisivo. Sempre lì, mentre la città magari dormiva.*

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