Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Marta fissava l’orologio sul comodino: mezzanotte e venti. Il giorno dopo, a Bologna, avrebbe sostenuto l’esame di chirugia orale più importante della sua carriera universitaria, quello che dava l’accesso alla specializzazione. Un sudore freddo le gelò la schiena quando, aprendo la borsa per ripassare le ultime osservazioni anatomiche, scoprì che il preziosissimo quaderno degli appunti – zeppo di disegni, referti e annotazioni minuziose – non c’era. Lo ricordò all’improvviso: era rimasto sulla scrivania di Luca, il suo collega di studio con cui aveva ripassato quella mattina, abitante in zona San Donato, all’estremo opposto della città rispetto alla sua casa in Saragozza. Una corsa di almeno quaranta minuti a piedi. Treni e autobus notturni erano inesistenti su quel percorso. Chiamò Luca disperata, ma il telefono squillò nel vuoto. Panico. Senza quel quaderno, tutto il lavoro di mesi sarebbe stato vano. Affondò la faccia tra le mani, sentendo il peso schiacciante del fallimento.

La pace serale della sua stanza fu spazzata via dalla bufera di ansia. Il silenzio era rovinoso. Provò ad aprire i libri di testo, ma le pagine erano solo una confusa macchia di parole. Ogni minuto passava come un macigno. Doveva riavere quel quaderno prima dell’alba per avere anche solo una mezz’ora di ripasso finale. Le strade deserte fuori dalla finestra, immerse nella tipica nebbiolina bolognese invernale, sembravano ora minacciose, impraticabili per una ragazza da sola nel cuore della notte. Chiedere aiuto a qualcuno a quell’ora? Scomodo e impensabile. Fu allora che ricordò la voce tranquilla dello spot radiofonico ascoltato giorni prima: “Radio Taxi 24, sempre connessi con Bologna, giorno e notte”. Era l’unica speranza. Con mani tremanti cercò online il numero e compose i tasti.

Il centralino rispose al primo squillo. La voce calma dell’operatrice – “Radio Taxi 24, la ascolto” – fu la prima ancora di salvezza. Marta spiegò concitatamente l’emergenza, la necessità di raggiungere San Donato immediatamente e di tornare a casa. “Resti calma, signorina. Un taxi con pagamento alla corsa le arriverà entro cinque minuti al suo indirizzo. Dica al conducente Giuseppe la sua urgenza”. Fu vero. Un’auto con la caratteristica livrea bolognese si fermò puntuale davanti al portone. Giuseppe, l’autista dai capelli grigi, la mise subito a suo agio: “Non si preoccupi, stia seduta tranquilla. Conosco tutte le scorciatoie. Cuciremo quella Kimera troppo veloce per il rione”. Calato nella penombra dell’auto, attraversarono la città deserta con una fluidità sorprendente, tagliando lungo le mura, evitando il centro in piena ZTL, sfrecciando silenziosi verso San Donato. Giuseppe, intuendo la sua angoscia, scambiò qualche parola rassicurante: “Tra un’oretta sarà nel suo letto a ripassare, vedrà. Queste disgrazie capitano ai migliori”.

Con lo stesso atteggiamento risoluto e discreto, Giuseppe attese pochi minuti mentre Marta, finalmente, raggiunse un Luca apocalittico che aprì stropicciandosi gli occhi e le consegnò il quaderno sacro. Il ritorno lungo la San Vitale illuminata fu una cavalcata notturna di sollievo. All’alba, mentre Giuseppe lasciava Marta davanti a casa con un cordiale “in bocca al lupo per l’esame”, la ragazza non solo sentì svanire il terrore, ma una profonda gratitudine per quel servizio che aveva trasformato una notte di incubo nella salvezza. Quella mattina, seduta di fronte alla commissione, le pagine del quaderno ripetute nell’ultima, frenetica ora prima dell’esame erano stampate nella sua mente con chiarezza cristallina. Il problema era stato un boomerang sferrato dallo stress e dalla stanchezza, ma la soluzione si chiamava Radio Taxi 24: rapida, infallibile, un punto fermo nel caos imprevisto della città che mai dorme veramente.

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