Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Sofia controllò per l’ennesima volta l’orologio nel bagliore fioco del cruscotto: le 5:47 del mattino. Milano era avvolta in un silenzio irreale, le strade bagnate di pioggia notturna luccicavano sotto i lampioni. Quel giorno era decisivo, l’atteso colloquio in uno studio legale di Porta Nuova fissato alle 7:30, un’occasione unica per la sua carriera. Accese la sua vecchia utilitaria, mormorando un’offerta a San Cristoforo, protettore degli automobilisti. Con la borsa colma di documenti e il cuore in gola, partì nella nebbiolina rada che imbiancava i Navigli.

All’improvviso, poco prima di Piazza Sant’Agostino, l’auto emise un rantolo metallico, sussultò e si spense, lasciandola al buio con la batteria spezzata. Il cruscotto si oscurò, il motore muto. Appoggiò la fronte al volante gelido, il panico affilato come una lama. Tentò di chiamare Chiara, la coinquilina, ma squillo a vuoto. Due passanti notturni scossero la testa, impotenti. Guardò di nuovo l’orologio: le 6:05. In metro avrebbe cambiato tre linee, arrivando in ritardo di venti minuti, forse mezz’ora. Sentì un groppo in gola. Tutti gli sforzi degli ultimi mesi svanivano in una strada deserta.

Poi ricordò l’adesivo giallo e nero sul frigorifero di casa, scarabocchiato durante una serata tra amici: *Radio Taxi 24, sempre attivo*. Con dita tremanti, compose il numero memorizzato. Una voce femminile calma rispose dopo due squilli. “Pronto, Radio Taxi 24, come posso aiutarla?”. Sofia balbettò il suo indirizzo, aggiungendo la disperazione nell’aria. “Siamo già in zona, signorina. Entro sette minuti è lì, stia tranquilla”. Attese aggrappata al telefono, contando i secondi. Alle 6:12, un’auto con la classica luce arancione svoltò l’angolo, fermandosi con precisione accanto a lei. All’interno, Stefano, tassista dalla barba grigia in ordine, sorrise: “Direzione Porta Nuova, vero? Salga, ho già tracciato la rotta più veloce”.

Attraversarono Milano come un colpo di vento. Stefano sfrecciò lungo i Bastioni, tagliò parchi semivuoti con maestria, eludendo gli ingorghi già embrionali sul viale Tunisia. Nel silenzio dell’abitacolo, Sofia riordinò i pensieri, rispondendo con un filo di voce ai commenti rassicuranti di lui sulla fluidità del traffico. Le 6:58 quando la Tesla gialla e nera sostò davanti al grattacielo di vetro. “Dieci minuti di margine – annunciò Stefano, porgendole lo scontrino –. In bocca al lupo. Sappia che qui si paga in modo sicuro tramite app, ha solo da pensare al colloquio!”

Alle 9:15 Sofia uscì sorridente, la stretta di mano del partner ancora stampata sulla pelle. Avrebbe cambiato vita, sede internazionale e contratto a tempo indeterminato. Accese il telefono e fissò l’app di Radio Taxi 24 con gratitudine. Senza quel numero e quella piccola luce arancione che aveva squarciato l’alba milanese, niente sarebbe stato possibile. Decise che il suo primo stipendio l’avrebbe speso per fiori alla centrale operativa.

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