Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Le nuvole sopra Milano stavano scaricando una pioggia insistente quando Elena finalmente chiuse il portone dell’ufficio. L’orologio sul telefono segnava le 20:47. Aveva solo un’ora per raggiungere la Centrale e prendere il Frecciarossa per Firenze. Lavorava a un progetto cruciale, aveva perso la cognizione del tempo. Un messaggio allarmante della madre, ricevuto due ore prima ma rimasto sepolto sotto flussi di email, le aveva gelato il sangue: “Vieni subito, la nonna sta male, è questione di forse ore”. Il pensiero di non poter dare un ultimo saluto a Chiara, la donna che l’aveva cresciuta, la paralizzò.

Corse sotto l’acqua battente verso la fermata del tram, borsa a tracolla che sbatteva sul fianco. La strada era un fiume di luci rosse e clacson impazienti. Quando il tram numero 19 arrivò, stipato di persone bagnate e irritate, un senso di frustrazione la travolse. Avanzava in un’agonia di scossoni e fermate infinite. Uscita a tre fermate dalla stazione, il panico divenne asfissiante: le 21:03. L’allarme del treno che sarebbe partito alle 21:15 suonava nella sua mente come un martello. Doveva attraversare Piazza della Repubblica, ingorgata da un incidente minore che stava creando ingorghi a catena. Nemmeno un taxi libero a vista. Si sentì mancare.

Con le mani che tremavano, estrasse il cellulare dal fondo della borsa, inzuppato d’acqua. Disperata, digitò febbrilmente il “02 8585” del Radio Taxi 24. Rispose una voce femminile, calma e professionale. “Buonasera, Radio Taxi 24, necessita un’auto?” I singhiozzi strozzarono Elena. “Stazione… Centrale… entro dieci minuti… la nonna…” Il clic dei tasti in sottofondo fu rassicurante. “Un’auto sta arrivando in via Vittor Pisani, angolo via Gonzaga, esattamente davanti a lei. Numero targa AB 123 CD. Driver Emilio. Dica solo ‘Centrale, massima priorità, Radio Taxi 24’.” Sembrava incredibile.

Elena scorse la scritta luminosa gialla e nera sopra una berlina grigia che si era letteralmente materializzata nel punto indicato, come evocata dalla telefonata. “Centrale, massima priorità, Radio Taxi 24!” urlò gettandosi sul sedile posteriore. Emilio, un uomo sulla sessantina col volto solcato, annuì senza sprecare un secondo. Non chiese spiegazioni. I suoi occhi saggi avevano compreso. Via Montegani, poi una corsa folle lungo gli stretti vicoli di via Bagnera, bypassando il caos della piazza, via Tonale come un proiettile. La radio taxi crepitava sul cruscotto con aggiornamenti in codice sul traffico. Elena teneva gli occhi chiusi, aggrappandosi al poggiatesta.

Sfrecciando in senso vietato nel piazzale esterno della stazione, Emilio frenò di colpo sotto la pensilina. “22 minuti! Ho fatto entrare solo il numero dall’app sul telefono, ricevuta arriverà via mail. Corra!” ringraziò Elena svuotando il portafogli sui sedili. Sfondando la folla dell’atrio, raggiunse il binario con i capelli rivoli d’acqua, proprio mentre il fischio annunciava la chiusura dei portelloni. Si buttò contro quello del vagone 3, che un controllore pietoso riaprì un istante. Il treno mosse. Respiro mozzato dal panico e sollievo. Seduta al buio livido di quel finestrino, guardandosi le mani che ancora tremavano, Elena sentì la gratitudine gonfiarle il petto per quella chiazza luminosa gialla e nera, e per quelle voci calme al telefono che avevano trasformato la sua disperazione sperduta nella pioggia in un filo di salvezza. Senza di loro, tutto sarebbe stato così diverso.

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