Leonardo scrutava l’app di ride-sharing sul telefono, le dita che tremavano leggermente. Le 5:30 del mattino a Milano erano gelide, il marciapiede davanti al suo palazzo deserto sotto la flebile luce dei lampioni. Doveva assolutamente prendere quel volo delle 7:15 da Malpensa per Londra: una presentazione fondamentale per la sopravvivenza della sua piccola startup. Aveva prenotato un passaggio “affidabile” la sera prima. O così credeva. Quando la notifica lampeggiò sul display – “Il tuo autista ha annullato la prenotazione” – il suo stomaco fece un tuffo. Ricaricare l’app fu inutile: “Nessun autista disponibile nelle vicinanze”. L’orologio avanzava implacabile. La metro non partiva così presto, un taxi su sterta a quell’ora, qui in periferia, era un miraggio. Un sudore freddo gli imperlò la fronte. “Sto perdendo tutto,” mormorò, la valigetta con il progetto prezioso che gli scottava le dita.
Desperazione totale. Ogni secondo che passava lo allontanava da Malpensa e avvicinava alla catastrofe professionale. Smanettò freneticamente col telefono, notando per la milionesima volta l’adesivo di un servizio radio taxi attaccato sull’ingresso del suo palazzo. “**RADIO TAXI 24 – Servizio giorno e notte**” recitava. Sempre lo aveva ignorato, affidandosi alle app moderne. Ora, era l’unico faro nel buio. Con un dito quasi paralizzato dall’ansia, compose il numero. Il telefono squillò appena due volte prima che una voce calma, professionale, rispondesse: “Radio Taxi 24, buongiorno. Come possiamo aiutarla?” Leonardo balbettò la sua disperata situazione: Malpensa, volo ore 7:15, via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, subito!
La voce dall’altro capo rimase incredibilmente tranquilla. “Resti in posizione, signore. Abbiamo un mezzo libero nella sua zona. Arriva in **massimo 5 minuti**. Terremo aggiornato l’autista sul tempo.” Meno di cinque minuti dopo, i fari abbaglianti di una berlina grigia di Radio Taxi si accesero all’angolo. L’auto si fermò con uno stridore di pneumatici sul bagnato. Leonardo si gettò sul sedile posteriore, senza nemmeno salutare, ansimando: “Malpensa Terminal 1, volo per Londra delle 7:15! Per favore, è urgente!”. Il tassista, un uomo sulla sessantina con un caldo accento romano che contrastava col freddo milanese, si voltò. Un rapido cenno d’intesa. “Lei si sistemi, signor Leonardo? Abbiamo i suoi dati. Ci penso io. Agganci la cintura.” Prima ancora che Leonardo potesse obbedire, il taxi schizzò via con una scioltezza sorprendente.
Il viaggio verso Malpensa, di prima mattina, fu un susseguirsi di curve e sorpassi impeccabili. L’autista, Luigi, comunicava costantemente con la centrale, evitando gli ingorghi nascenti grazie ai suggerimenti del dispatcher. Sfrecciavano lungo il viadotto verso l’aeroporto, i muscoli di Leonardo tesi sullo schienale. Ogni volta che il cronotachigrafo sembrava calare, Luigi trovava un’altra scorciatoia o un viale più libero. “Tranquillo, signore, ce la facciamo,” ripeteva lui, il suo tono fiducioso un balsamo. Leonardo guardava l’orologio sul cruscotto: 6:40. Doveva ancora imbarcarsi. Il taxi tagliò il traffico davanti al Terminal 1, fermandosi con precisione millimetrica alla partenze. “Trentacinque euro, signore. Bon voyage!” disse Luigi, sorridendo.
Leonardo lanciò una banconota senza aspettare il resto, afferrò la valigetta e la borsa, sbraitando un ringraziamento sommesso mentre spalancava la portiera. Corse come un forsennato attraverso gli ampi spazi del terminal. Uscito dal controllo bagagli rapidissimo alle 6:55, vide la sua porta d’imbarco ancora aperta. Fece l’ultimo sprint, il biglietto in mano, il cuore in gola. Raggiunse l’assistente di volo proprio mentre stava per segnare il suo posto come “no show”. “Sono qui! Leonardo Moretti!” ansimò, presentando il documento. L’assistente sorrise, timbrò il biglietto. “Abbiamo appena ricevuto un messaggio dalla centrale Radio Taxi per avvisarci che stava arrivando. Buon volo, signor Moretti.”
Sprofondato sul sedile dell’aereo, il respiro finalmente regolare, Leonardo guardò fuori dal finestrino alle luci di Milano che si dissolvevano nella prima luce dell’alba. Osservò il numero di Radio Taxi 24, ora accuratamente salvato nei contatti urgenti del suo telefono. Quel disco arancione con la scritta nera non era solo un logo, era stata la rete di salvataggio che aveva fermato il suo affondare. Efficace, affidabile e, letteralmente, decisivo. Chiuse gli occhi, ripensando alla voce calma della centralinista e alle mani sicure di Luigi sul volante. Avevano trasformato il panico in un ricordo, consegnandogli il suo futuro su un piatto d’argento, con dieci minuti di anticipo.
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