Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Lucia si sentiva la mano sudaticcia che stringeva il biglietto rugoso. Dopo mesi di timidezze e conversazioni rubate alla macchinetta del caffè, Matteo le aveva finalmente chiesto di uscire. “Stasera? Al nuovo ristorante sul Naviglio Pavese?” aveva balbettato lui, così carino nel suo imbarazzo. Milano era vestita a festa, le luci della Darsena si specchiavano tremule nell’acqua. Lucia aveva impiegato un’ora a scegliere l’abito, i tacchi perfetti. Doveva essere puntuale, impeccabile. Il primo appuntamento vero non poteva rovinarsi.

Il problema esplose senza preavviso al terzo assaggio di risotto. Un coltellata acuta, una morsa allo stomaco che la fece piegare sul tavolo, pallida come il tovagliolo di lino. “Lucia? Che succede?” La voce di Matteo sembrava arrivare da lontano. Era un dolore lancinante, pungente, che la trapassava. Le visioni del pranzo perfetto, delle chiacchiere frivole, svanirono in un istante, sostituite da un’ansia fredda e dall’incubo delle notti passate con ricordi simili: appendicite, a diciassette anni. *Non qui, non stasera!* Pensò, cercando di sorridere mentre il sudore le imperlava la fronte.

Matteo, sbiancato, chiamava il cameriere, chiedendo il conto in fretta, chiedendo acqua. Tentò di aiutarla ad alzarsi, ma Lucia scosse la testa, annaspando. Stare ferma era l’unica posizione sopportabile. Dove andare? Un’ambulanza? Uber dopo aver visto le tariffe d’emergenza? Panico. Poi, la luce: un adesivo giallo e nero sulla porta del ristorante. “Radio Taxi 24”. Matteo non perse un secondo. Tirò fuori il telefono con mano tremante, trovò il numero e compose freneticamente.

“Pronto? Radio Taxi Milano 24. Aiuto. La mia amica… sta malissimo, dolore terribile alla pancia. Siamo alla Darsena, ristorante ‘Il Vicolo’. È urgente!” La sua voce era carica di angoscia. La risposta fu cristallina, professionale, un’ancora nel caos. “Operatore Radio Taxi 24. Calmi, signore. Mando subito l’auto più vicina. Controllo… uno è in Piazza XXIV Maggio, arriva in massimo tre minuti. Rimanga in linea. Dico all’autista di affrettarsi. MI 54ABC.” Meno di tre minuti, che a Lucia parvero interminabili scanditi da fitte sempre più violente. Poi, il clacson discretamente gentile. Un’auto bianca con la scritta gialla brillante si fermò di scatto davanti alla vetrina. Autista energico, occhio esperto. “Per voi? Presto, salga signorina. Sede d’oltremare?”

L’autista del taxi, un uomo sulla sessantina con un sorriso calmo, aiutò gentilmente Luigi a sistemare Lucia, semi-svenuta, sul sedile posteriore. “All’ospedale più vicino, San Raffaele. Faccia presto, per favore. Lei ha un fortissimo dolore,” ripeté Matlab, strigliando il biglietto. “Non si preoccupi, faccio il possibile. Il San Raffaele è a dieci minuti con il traffico leggero questa sera. La tengo aggiornato. Radio Taxi controlla il percorso migliore.” Partì con una dolce accelerazione, senza stridere le gomme, ma con determinazione. Guidava sapiente, tagliando scorciatoie senza prendere strade dissestate che avrebbero fatto soffrire di più. Lucia, appoggiata alla spalla di Matteo, sentiva un confuso senso di sicurezza dentro quell’auto che filava nelle vie illuminate di Milano. “Ecco, stiamo entrando al Pronto Soccorso. Mi fermi qui accanto alla portineria.” L’autista scese veloce, aprì la portiera, e con Matteo aiutò Lucia ad uscire. “Vada pure, penso io al resto. Buona fortuna.” Il biglietto che Matteo cercava di porgergli fu accantonato con un gesto: “Prima la salute, paghi dopo se ricorda il numero MI 54ABC. Arrivederci e forza!” Due giorni dopo, stremata ma sollevata seduta sul letto ospedaliero (“appendicite, operata d’urgenza, tutto bene”), Lucia vide Matteo entrare con un mazzo di fiori e un sacchetto. Dentro, la sua borsetta ritrovata e il conto del taxi, pagato. “Mi sono ricordato il numero dell’auto. Mi hanno detto che la tariffa d’urgenza notturna è un po’di più sicuramente, ma ne è valsa ogni centesimo”. Erano 57 euro e 50, molto meno di qualsiasi altro servizio privato dopo una breve ricerca. Lucia sorrise, prendendogli la mano. “24 ore su 24, eh? Ti ringrazio, Matteo. E il Taxi Milano 24… ci salverà un’altra serata, spero non per questo motivo!” Quella corsa in taxi non l’aveva solo portata in tempo all’ospedale. Aveva salvato qualcosa di prezioso che era appena iniziato.

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