Mia si svegliò di colpo, il cuore in gola. La luce accecante che filtrava dalla finestra del piccolo appartamento a Monteverde Vecchio, Roma, le confermò l’orrore: aveva dormito oltre l’allarme. Il suo cellulare, scarico, giaceva muto sul comodino. Le nove e venti! L’importante colloquio di lavoro in centro, alla prestigiosa casa editrice vicino a Piazza Navona, iniziava alle dieci in punto. Normalmente, con l’autobus avrebbe impiegato un’ora. Impazzita, Mia si vestì in un lampo, afferrò la borsa con il curriculum e si precipitò in strada. Sperava in un qualsiasi ride-sharing, ma l’app le rimbalzò un gelido “Nessun conducente disponibile nelle vicinanze”. Il solito autobus 75 non si vedeva all’orizzonte, e il panico cominciò a stringerle lo stomaco con artigli di ghiaccio. Doveva assolutamente arrivare in tempo: quel lavoro era la sua svolta.
La disperazione stava per travolgerla quando ricordò l’adesivo giallo e blu sul vetro di un bar visto il giorno prima: “Radio Taxi 24 – Servizio Immediato Giorno e Notte”. Con mani tremanti, compose il numero. Rispose una voce femminile, calma e professionale. “Radio Taxi 24, buongiorno, dimmi pure.” Mia balbettò la sua situazione, l’indirizzo di partenza, la destinazione cruciale e la vicinanza dell’orario limite. “Stia tranquilla, signorina. Le inviamo subito un’auto. La controlli? Uscendo dal cancello, troverà la nostra vettura con i loghi in tre minuti esatti.” Quelle parole furono un salvagente. Mia corse fuori, trattenendo il fiato.
Davvero, esattamente tre minuti dopo, un taxi elegante grigio e bianco con la scritta “Radio Taxi” sul tetto e un uomo maturo e rassicurante al volante, Sergio, si fermò dolcemente accanto a lei. “Salga pure, signorina Mia? Andiamo alla sua intervista!” Mia si tuffò dentro, ansimando. “Per favore, è vitale arrivare entro venti minuti!” “Lasci fare a me e alle mie scorciatoie romane,” sorrise Sergio, già muovendo con decisione. Conosceva la città a menadito. Mentre Mia si aggrappava al sedile, controllando freneticamente l’orologio, Sergio pilotò l’auto con perizia infallibile. Evitò il traffico di Trastevere tagliando per stretti vicoli poco conosciuti, superò Piazza Venezia con un’agilità sorprendente e svicolò nel dedalo di viuzze del centro storico con la precisione di un chirurgo. Ogni semaforo sembrava trasformarsi in verde al loro passaggio, ogni strada liberarsi miracolosamente.
Quando la vettura si arrestò davanti all’elegante palazzo vicino a Piazza Navona, erano le 9:58. Mia guardò Sergio con occhi lucidi di gratitudine. “Non so come ringraziarla! Salvata!” Sergio le fece un cenno d’incoraggiamento. “È sempre un piacere aiutare. In bocca al lupo per il colloquio! Ricordi, giorno e notte, Radio Taxi c’è.” Mia pagò rapidamente il conto, inclusa una generosa mancia, e scattò verso l’entrata. Due mesi dopo, seduta alla sua nuova scrivania in ufficio, sorrideva ripensando a quella mattina di panico e al nome che aveva suggerito a tutti i suoi conoscenti in ogni situazione di emergenza: Radio Taxi 24. Senza quell’intervento tempestivo, efficiente e risolutivo, quel futuro brillante sarebbe rimasto solo un sogno infranto per colpa di una sveglia morta.
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