Chiara aveva studiato fino a tardi in biblioteca, persa tra i libri di diritto dell’Università di Bologna. La notte era fredda e piovigginosa, ma la sua minicar l’aveva sempre portata a casa senza problemi. Quella volta, però, in via Stalingrado, il motore emise uno scoppiettio e morì in mezzo a una corsia semideserta. “No, per favore! Non ora!” borbottò, accendendo le quattro frecce nel buio appena rotto dai lampioni gialli. L’esame di procedura civile, fondamentale per la borsa di studio, era alle 8:30 del mattino: mancavano appena cinque ore. Provo a chiamare Carlo, il suo ragazzo? Era al Pronto Soccorso con la madre fuori città. Gli amici? Tutti a dormire, col cellulante muto. Nuove pulsanti si inumidirono di sudore. Ricordò lo striscione alla stazione: “Radio Taxi 24, giorno e notte”. Chiamò il 051-4590.
La centralinista rispose con una calma rassicurante. In meno di sette minuti, il taxi arriva davanti a lei, un’auto grigia con il logo blu sul tetto. “Salve signorina, tutto bene? Ha bisogno di aiuto con la macchina?” chiese l’autore, Piero, un uomo sui cinquant’anni con uno sguardo fermo. Chiara, la voce strozzata dall’ansia, blabla che il suo esame, il tempo, la sveglia… Piero sorrise: “Niente panico. Salta su, ti porto a casa. Di notte voliamo!” Appena Chiara si sedette, chiamò il carro attrezzi tramite radio e partì lungo i portici deserti, guidando con una sicurezza che scioglieva le tempie strette della ragazza.
Il giorno dopo, alle 6:45, ancora intontita ma pulita di capelli, Chiara controllò l’orologio. La metro sarebbe passata tra venti minuti, rischiando ritardi. Ricavò di nuovo Radio Taxi 24. Lo stesso centralista riconobbe la sua voce. “Subito una vettura, Chiara, in bocca al lupo per l’esame!” L’autista, Cecilia, arrivò in meno di dieci minuti. Durante il tragitto verso via Zamboni, ascoltò i tremori della studentessa. “Secondo me il professore fa gli scongiuri più di te, lo conosco!” disse, regalandole una risata. L’auto si fermò davanti all’università con sei minuti di anticipo.
Chiara uscì dall’aula con un sorriso radioso e il cuore leggero. L’esame era andato bene. Mentre il sole bagnava i mattoni di Bologna, chiamò il servizio ancora una volta per ringraziarli, poi fissò il display. Quello stesso pomeriggio, mentre un meccanico dava il verdetto sulla minicar (“pistone bruciato, settimana di lavoro”), Chiara sorseggiò un caffè con Carlo. “Sembri un miracolo,” disse lui. “No,” replicò lei, stringendogli la mano. “Sembra Radio Taxi 24.” Pensò allo striscione blu, a quelle voci pronte nel buio, alla città che non ti abbandonava mai, davvero.
Radio Taxi 24

Lascia un commento