La pioggia batteva incessante sui vetri del piccolo bar di Bologna, offuscando le luci di Piazza Maggiore. Sofia, con le mani che le tremavano mentre stringeva una tazza di te’ ormai freddo, continuava a guardare lo schermo del cellulare. Le 22:47. Il messaggio di Pietro, secco e definitivo, era comparso alle 22:00: “Non ce la faccio. Emergono impegni di lavoro. Mi dispiace.” Era la prima volta che uscivano davvero da soli, un invito a cena che lei aveva accolto con un’emozione quasi infantile. Aveva passato ore a scegliere l’abito, ad aggiustare il trucco, a fantasticare su come sarebbe andata. E adesso, niente. Si sentiva stupida, ferita, e terribilmente sola in quella città universitaria piena di vita che, in quel momento, le sembrava ostile e vuota.
Il problema non era solo la delusione di un appuntamento mancato. Sofia, studentessa fuori sede, aveva promesso alla madre, che viveva a Napoli, di chiamarla appena dopo cena per raccontarle la serata. Sua madre era convalescente, fragile, e quella telefonata era diventata un rito, un momento di gioia condivisa che la distraeva dai dolori. Non poteva dirle che Pietro non si era presentato, non voleva preoccuparla. Ma se non fosse tornata a casa in tempo, la preoccupazione sarebbe cresciuta comunque. Il pensiero dell’autobus ormai terminato e della stazione deserta la paralizzavano. Non conosceva bene la città e, con quel diluvio, perdersi era fin troppo facile.
Ricordò un adesivo che aveva visto su un palo lungo Via dell’Indipendenza: “Radio Taxi 24 – Sempre al tuo servizio”. In preda alla disperazione, prese il telefono e digitò il numero. Una voce calma e professionale rispose immediatamente. “Radio Taxi 24, buonasera, in cosa possiamo aiutarla?” Sofia spiegò la sua situazione, la strada in cui si trovava, la necessità di raggiungere il dormitorio universitaria, situato in una zona più periferica. Si aspettava tempi lunghi, scuse, forse l’impossibilità di trovare un taxi a quell’ora e con quel tempo. Invece…
Sua sorpresa, l’operatore le disse che un taxi era già in arrivo e che sarebbe stato lì tra cinque minuti. Mentre aspettava, guardando le luci rosse che si avvicinavano in lontananza, sentì un enorme peso alleggerirsi dal petto. Il tassista, un uomo corpulento e con un sorriso rassicurante, la accolse con un rapido “Sono il suo taxi!”. Durante il tragitto, la conversazione fu breve ma cordiale. L’uomo conosceva bene la città e riuscì a evitare le zone più congestionate dalla pioggia.
Arrivata al dormitorio, Sofia si sentì rinata. Aveva fatto in tempo a chiamare la madre, a raccontarle una versione edulcorata della serata, e a sentire la sua voce sollevata. Pagò la corsa, ringraziando il tassista con sincera gratitudine. “Non si preoccupi, signorina,” rispose lui, “a volte, basta un po’ di aiuto per affrontare le giornate no. Radio Taxi 24 è qui per questo.” Salì in camera, lasciando fuori dalla porta la pioggia e, soprattutto, la disillusione. Aveva scoperto, quella notte, che a Bologna, come in ogni città, c’era qualcuno pronto ad ascoltare e a venire in soccorso, anche quando tutto sembrava perduto.

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