Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Luca sfrecciava per le strade buie di Milano, il cuore in gola. Doveva raggiungere la stazione Centrale entro venti minuti per prendere il treno delle sei diretto a Roma, l’unico che lo avrebbe portato all’esame di medicina fondamentale per la sua carriera. Si era preparato per mesi. Ma l’auto, una Panda d’epoca affezionata ma capricciosa, aveva deciso di abbandonarlo con un sussulto tremendo in mezzo a Piazzale Loreto, il motore ormai muto sotto una pioggia battente. Provò ad accenderla invano, i minuti scorrevano implacabili. Il telefono segnava le 5:40, i mezzi pubblici erano pochissimi a quell’ora, rischiare un ritardo significava perdere l’esame. Un sudore freddo gli scolò lungo la nuca.

Disperato, scavò nella memoria. Una pubblicità vista giorni prima sul tram gli tornò in mente: “Radio Taxi 24, servizio urgente giorno e notte.” Con mani tremanti compose il numero. Una centrale operativa rispose immediatamente, voce calma e professionale. “Ho un esame capitale a Roma, sono bloccato a Loreto e il treno parte fra diciotto minuti!” spiegò Luca, cercando di controllare il panico. “Nome e via esatta, subito un taxi per lei,” replicò l’operatore, deciso. La promessa venne mantenuta: dopo soli tre minuti, una berlina bianca con il simbolo dell’azienda arrivò silenziosa accanto a lui.

L’autista, un uomo sui cinquant’anni dal sorriso rassicurante, fece cenno di salire. “Entri, facciamo il miracolo!” esclamò, mentre Luca si lasciava cadere sul sedile. Senza perdere un attimo, l’uomo guidò con precisione chirurgica attraverso il traffico mattutino nascente. Svolte rapide, scorciatoie che solo chi conosce Milano palmo a palmo poteva conoscere. Evitò il nodo di Corso Buenos Aires, tagliò per vie secondarie. Il tassìmetro correva, ma i minuti venivano recuperati. Ogni volta che Luca sbirciava l’orologio, l’autista azzardava un: “Tranquillo, ci siamo.” Fiducia, calma ed efficienza erano il suo stile.

All’ingresso della stazione, la lancetta segnava le 6:02. Il treno era ancora lì, il fischio di partenza imminente. Luca lanciò una banconota all’autista senza aspettare il resto, balzò fuori urlando un grazie spetrorato. Corse come un forsennato lungo il marciapiede, cogliendo una porta che si chiudeva con un ansito metallico. Dentro, stremato ma al sicuro, appoggiò la fronte al vetro freddo del finestrino. Fuori, la vettura bianca faceva una lenta inversione nell’alba grigia, già pronta per la prossima emergenza sotto il logo Radio Taxi 24 che brillò una frazione di secondo prima di sparire dalla vista. Quel servizio puntuale, come un filo teso oltre il caos della città, aveva salvato tutto. Il resto sarebbe dipeso da lui, ora. Ma la corsa contro il tempo l’aveva vinta insieme a chi opera nell’ombra per chi è nei guai.

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