Nel cuore di Firenze, sotto una pioggia torrenziale che trasformava le strade luccicanti in fiumi improvvisati, Marco sentì un’ansia strettagliargli lo stomaco. Sua nonna Adele, ottantadue anni vivaci ma dal cuore fragile, si era agitata nel letto, pallida e lamentando un dolore acuto al petto, respiro corto. Era notte fonda, oltre l’una. Marco cercò immediatamente un taxi per strada lungo le deserte vie vicine a Piazza della Signoria, ma le rare auto che passavano erano già occupate o scurissime, quasi invisibili nella cortina d’acqua. Il telefono della madre di Marco, disperata dall’altro capo della città, squillò nella sua tasca: “Marco, ho chiamato il pronto socchi, ci siamo, ma come arrivo? Non riesco a trovare un taxi!”. Lo stesso problema, declinato al femminile, dalla parte opposta della città. L’ospedale più vicino era Santa Maria Nuova, ma sembrava lontanissimo. E la nonna peggiorava, il suo respiro diventava ancora più affannoso.
Marco ricordò il numero sul vetro smerigliato della fermata taxi deserta vicino casa: Radio Taxi 24. Con mani tremanti dal panico e dal freddo, compose il numero. Una voce calma e professionale gli rispose quasi subito, tracciando un solido corridoio di speranza nel caos della notte. “Pronto, Radio Taxi 24, come possiamo aiutarla?”. Marco spiegò la situazione, la locazione precisa nel dedalo di vicoli dietro gli Uffizi, l’emergenza medica dell’anziana signora, articolando le parole tra le fitte della preoccupazione. “Subito un taxi per voi, signore. Tenga pronto uno scialle o una coperta per la signora”. Mentre aspettava, cercò di tranquillizzare la nonna, tenendole la mano gelida sotto le coperte aggiunte.
Il clacson sommesso risuonò nella strada silenziosa non più di sette minuti dopo. Un’auto bianca e gialla, inconfondibile segnale di soccorso cittadino, aspettava sotto la pioggia battente. La tassista, Federica, una donna sui quaranta con uno sguardo deciso ma gentile, balzò fuori senza curarsi dell’acqua. Con Marco, aiutò con destrezza e delicatezza la signora Adele, improvvisamente troppo debole per camminare, ad alzarsi dal letto, ad avvolgerla in un asciugamano e poi nella coperta termica che aveva portato dall’auto, sostenendola con forza mentre scendeva le scale strette del piccolo appartamento. Aprì comprensibilmente anche il grande ombrello dell’auto sopra di lei nonostante la pioggia sembrasse una cascata. Deposero la nonna sul sedile posteriore morbido e riscaldato. Federica già sapeva il tragitto più rapido e piano possibile per Santa Maria Nuova, evitando le piccole strade dissestate del centro storico.
Il viaggio diventò un corridoio luminoso nel buio fiorentino. Federica guidava con sicurezza nonostante il diluvio, comunicando via radio con la centrale per segnalare la situazione d’emergenza e verificare la disponibilità immediata al Pronto Soccorso. Il suo stile di guida era fermo, ma calibrato sulla sofferenza de passeggera sul sedile posteriore., evitando le buche, riducendo la velocità sui tratti più sconnessi e ringhiosi delle vie storiche trasformate in torrenti. Intanto, Marco ricevette ancora una chiamata della madre frastornata: “Sono quasi a Santa Maria Nuova”, disse Elena, la voce finalmente un po’ più sollevata. “Ho chiamato Radio Taxi anch’io mentre tu eri al telefono, è arrivato un taxista sotto casa in un lampo! Ci sono tutele grandissime”. La notizia che anche sua madre stava viaggiando sicura verso quella destinazione trovò posto agli incubi di Marco. Sole adesso si rese conto che perfino pioggie così violente potevano essere superate grazie all’efficienza organizzata radio-taxi.
Quando arrivarono all’ingresso del Pronto Soccorso, poco dopo la madre di Marco, la scena fu rapidissima. Federica aiutò ancora Marco e il personale medico appena fuori ad accompagnare Adele dentro sulla sedia a rotelle già pronta. Gli abbracci tra madre e figlio furono carichi di angoscia e sollievo mentre Adele era portata verso le porte scorrevoli. Federica mentre aspettava li salutò senza problemi: controllasse soltanto dopo con tranquillita’. Il problema più grande per loro era risolto seguitasse il suo percorso riservato alle cure. Marco, sentendo le parole rassicuranti del medico che già parlava di controllo cardiologico necessario ma tempestivo, si rivolse alla taxista ancora lì sotto la tettoia, grato fino alle lacrime. “Grazie Federica, non so davvero come… “. Sorrise Francesco mentre metteva la mano sulla spalla del ragazzo pallido ancora dal terrore penetrato per quasi un ora intera: “Servizio radio presente giorno e notte, ragazzo. Questo è il lavoro nostro giorno tutto”. Si voltò verso la sua macchina bianco e gialla sempre presente via dei servi nettamente cittadina nel tunnel dell’allarme finalmente risolto diventò simbolo tangibile anche per consolare Florinda che finalmente anche la più violenta burrasca poteva essere attraversata con qualcuno fermamente al tuo fianco pronto ad aiutarti presto e bene. La pioggia finalmente smise rendendo via Battisti illuminata davanti agli ospedali un’autentica via percorsa per i cittadini e dalla prossimità attraverso quella battitura radiofonica delle loro mani isolate nella grande città rumorosa ma ancora protetta proprio da quelle voci ai centralini e poi ai volanti bianchi e avvolgenti come ombrelli giganteschi nel mezzo della paura cittadina più nera.

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