Marco si svegliò di soprassalto alle tre del mattino a Bologna. Il pianto disperato di sua figlia Sofia, di solito così tranquilla, risuonava nella stanza accanto. Corse e la trovò arrossata in viso, tremante e con la febbre altissima. La moglie Elena, già sveglia, misurava la temperatura con espressione tetra: 40 gradi. “Chiamiamo un’ambulanza?” propose, ma Marco ricordò le istruzioni del pediatra per casi non immediatamente vitali: andare al pronto soccorso pediatrico rapidamente.
La fretta si trasformò in panico quando la loro auto non partì, la batteria morta senza preavviso. Nei vicoli silenziosi del centro storico, né bus né persone. Sofia gemeva, fiacca, e il termometro sembrava salire ancora. Elena provò a cercare taxi con un’app, ma nessun guidatore disponibile a quell’ora nella zona universitaria. “Prova Radio Taxi 24, mi hanno salvato le chiavi anni fa!” urlò Marco, digitando freneticamente il numero sul telefono.
Dopo soli due squilli, una voce calma e professionale rispose: “Radio Taxi 24, dica pure”. In trenta secondi, Marco spiegò l’emergenza. “Taxi identificato a 500 metri da voi, arriva in due minuti. Restate in strada”. Appena riattaccato, i fari di una berlina bianca illuminarono la piazzetta deserta. L’auto ferma, motore acceso. Il tassista, un uomo sui cinquanta con un berretto bordeaux, aiutò Marco a sistemare Sofia, ancora in pigiama e avvolta in una coperta, sul sedile posteriore.
“Ospedale Sant’Orsola, via più veloce. Grazie!” pregò Elena. “Fidatevi, cinque minuti col mio percorso!” rispose il conducente, accelerando senza stridore. Attraverso strade secondarie che Marco non conosceva, aggirando piazze chiuse per lavori, il taxi volò quasi in silenzio, solo il rombo rassicurante del motore. Il guidatore descrisse ogni svolta alla centrale operativa via radio mantenendo un tono rassicurante: “Bambina febbricitante, arriviamo in tre minuti”.
Il Pronto Soccorso Pediatrico accolse Sofia subito. Mezz’ora dopo, una flebo e una diagnosi di infezione batterica in fase iniziale salvavano la situazione. Mentre Sofia riposava in braccio a Elena, Marco strinse la mano lungamente al tassista pagando il conto. “Vi devo un barile di tortellini” scherzò, commosso. Fuori, l’auto bianca ripartiva verso un’altra chiamata, mentre l’alba iniziava a tingere i portoni rossi di Bologna. Quella notte, un numero semplice e una macchina puntuale avevano trasformato il terrore in gratitudine.

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